Emmanuel Macron cerca di correre ai ripari: il presidente francese convoca per lunedì a Parigi una riunione d’emergenza dei leader europei (incluso il premier laburista britannico Keir Starmer) per affrontare i tentativi di Donald Trump di prendere il controllo del processo di pace in Ucraina. Invitati il segretario generale della Nato, Mark Rutte, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e i leader di Germania, Regno Unito, la Polonia confinante con l’Ucraina… e l’Italia.

All’indomani della telefonata fra Trump e il presidente russo Putin, la conferenza sulla sicurezza a Monaco ha visto il vicepresidente Usa JD Vance tenere un discorso virulento che ha attaccato l’UE; poi incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (che ha molto chiaro di aver bisogno dell’aiuto statunitense), e poi la leader dell’estrema destra tedesca, Alice Weidel – quell’AfD che secondo il super consigliere Elon Musk è “l’unica speranza per la Germania”, anche se il suo partito a tinte neonazi è considerato irricevibile dagli altri partiti tedeschi.

A Monaco insomma è apparso evidente com’è profondo il divario fra l’Unione europea e gli Stati Uniti di Trump – ma anche come è spaccata la stessa Ue, fra Paesi che inneggiano al nuovo corso della Casa Bianca (l’Ungheria di Viktor Orbàn) e Paesi che cercano una via di mezzo: come l’Italia di Giorgia Meloni, il cui ministro degli Esteri Antonio Tajani – leader del più moderato dei partiti di governo – si è barcamena durante il vertice dicendo che “fare polemiche non aiuta nessuno”.
Parlando a Monaco, il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, da parte sua ha dato una descrizione perfetta delle strategie trumpiane: il presidente degli Stati Uniti ha un modus operandi “che i russi chiamano razvedka boyem – ricognizione attraverso la battaglia: si spinge e si vede cosa succede, e poi si cambia posizione… e noi dobbiamo rispondere”.
L’incontro di Parigi dovrà discutere appunto degli sforzi degli Stati Uniti per escludere i leader europei dai colloqui di pace, nonché della posizione che l’Europa dovrebbe adottare sulla futura adesione dell’Ucraina alla Nato, e di come offrire all’Ucraina garanzie di sicurezza, attraverso la Nato o una forza europea.
La rapidità con cui Macron vuole unire i leader europei dietro una risposta comune mostra l’entità dell’ansia per gli sforzi degli Stati Uniti sia di controllare il processo di pace, sia di escludere i governi europei da qualsiasi negoziato dettagliato tra Stati Uniti e Russia.
L’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, non ha avuto peli sulla lingua: ha dichiarato che non è realistico che i leader europei siano coinvolti. “Può essere come il gesso sulla lavagna, può irritare un po’, ma vi sto parlando onestamente”, ha detto Kellogg alla conferenza di Monaco.
Le minacce di Trump sono chiaramente collegate al tema della spesa per la difesa. Gli Stati Uniti non vogliono avere l’onere di finanziare la Nato, chiedono che i paesi europei aumentino il loro contributo alle spese militari fino al 5% del Pil, si facciano carico in prima persona insomma di proteggersi, altro che Alleanza. Altrimenti, dimostra plasticamente Trump, ci pensiamo noi, ma risolvendo in fretta i problemi come ci fa comodo, escludendovi dalle trattative.
Gli Stati Uniti avrebbero anche inviato una lettera agli Stati europei per chiedere quali truppe sono disposti a fornire a una forza di pace. Come ha detto un diplomatico europeo al Guardian: “Insomma all’Europa verrà chiesto di sorvegliare un accordo che non ha contribuito direttamente a negoziare. Nel frattempo, Donald Trump sta cercando di assumere il controllo del 50% dei minerali rari dell’Ucraina”. Il tema dei minerali rari è scottante: la politica della Casa Bianca è chiaramente improntata a ottenere risorse in giro per il globo (anche la Groenlandia ambita da Trump è ricca di minerali)
Non a caso, domenica mattina il portavoce del Cremlino Dmitri Peskova annuncia che “Le dichiarazioni di Donald Trump provano il suo impegno per la pace e il presidente americano è il benvenuto in Russia in qualsiasi momento voglia farvi visita”; per buona misura, aggiunge che qualsiasi altro leader straniero sarebbe bene accolto se decidesse di partecipare il prossimo 9 maggio alle celebrazioni a Mosca per l’80mo anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale.
Come si posizionerà in tutto ciò l’Italia di Meloni, Tajani e Salvini? “L’Italia sta facendo la sua parte, abbiamo detto molte cose a Rubio e Kellogg di quello che pensiamo si debba fare, partendo da una presenza dell’Ue e mi pare si riconosca questo ruolo, dovremo ovviamente essere parte del confronto e mi pare ci sia un riconoscimento, da parte degli Usa c’è voglia di ascoltare l’Ue e l’Italia” diceva il ministro degli Esteri e vicepremier da Monaco. Ma i suoi partner, dalla premier al leader della Lega Salvini, sono molto più apertamente schierati con il duo Trump-Musk.
Intanto la Casa Bianca prosegue la strategia razvedka boyem anche in Medio Oriente: “Le porte dell’inferno si apriranno” se gli ostaggi israeliani non torneranno tutti fino all’ultimo. Parola del premier israeliano Benjamin Netanyahu, una dichiarazione congiunta con il segretario di Stato americano Marco Rubio, a Gerusalemme, nel primo viaggio nella regione di Rubio.