L’aggressione russa paragonata al Terzo Reich. Le parole pronunciate dal capo dello Stato Sergio Mattarella lo scorso 6 febbraio a Marsiglia, in occasione del conferimento della Laurea honoris causa all’Università Aix-Marseille. A proposito del ruolo della Federazione russa e della sua aggressione all’Ucraina, hanno irritato la Russia, che venerdì – con un certo ritardo… – le ha definite “offensive”. Solidarietà bipartisan piena e da tutto il Governo per il capo dello Stato, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenuta in prima persona a sua difesa: “Gli insulti della portavoce del Ministero degli Esteri russo – ha detto la presidente del Consiglio – offendono l’intera Nazione italiana, che il Capo dello Stato rappresenta”.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha accusato il presidente della Repubblica di aver “tracciato paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi tra la Federazione Russa e la Germania nazista”.
Per Zacharova, “è strano e folle sentire tali blasfeme affermazioni dal Presidente dell’Italia, un Paese che sa bene cosa sia il fascismo. Il regime fascista di Mussolini fu un fedele alleato della Germania nazista nell’ambito dei patti d’acciaio (..) e fornì al Terzo Reich 235mila uomini per l’aggressione congiunta all’URSS nel 1941. Il regime italiano è responsabile, insieme ai nazisti, dei crimini di guerra e del genocidio del popolo sovietico durante la Grande Guerra Patriottica”.
Come spesso accade nei momenti di conflitto, la propaganda seleziona le parole, le isola dal contesto e le piega alle proprie necessità. Così è successo con il discorso di Mattarella a Marsiglia, ridotto da Mosca a un semplice paragone con il Terzo Reich. Ma il Presidente aveva tracciato un’analisi più ampia, toccando un’analisi più ampia, toccando anche sfide economiche e politiche attuali.
Nel suo intervento, ha ripercorso la storia del Novecento, evidenziando i pericoli di una memoria corta e i rischi di ripetere gli errori del passato. Un discorso denso e articolato, che ha messo in parallelo le dinamiche storiche con le sfide attuali, ribadendo l’importanza dei valori democratici e della cooperazione internazionali. Il capo dello Stato ha invitato a una riflessione sull’assetto geopolitico, sottolineando l’importanza di comprendere le dinamiche che, nel secolo scorso, portarono alla Seconda guerra mondiale.
“La storia” ha affermato Mattarella, ” non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere”. Ha quindi tracciato un parallelo tra la crisi economica del 1929 e le tensioni odierne, ricordando come il protezionismo, l’isolazionismo e la ricerca di soluzioni unilaterali abbiano contribuito ad alimentare instabilità e conflitti nel XX secolo.
L’analisi del Presidente ha poi toccato l’ascesa di regimi autoritari, che all’epoca si imposero sulla base dell’illusione che governi dispotici fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. “Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto, anziché di cooperazione” ha ricordato, ” con la prevalenza della dominazione sulle relazioni internazionali. E furono guerre di conquista”.
A questo punto, il riferimento all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. “Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa”, ha detto Mattarella: “L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. Parole che riaffermano con forza la posizione dell’Italia nel contesto internazionale: la difesa della libertà, della democrazia, e del multilateralismo come principi irrinunciabili per il futuro dell’Europa e del mondo.
“Oggi assistiamo a fenomeni di protezionismo di ritorno” aveva avvertito, citando dati che segnalano il triplicare delle barriere commerciali globali nel 2024. Un richiamo alle dinamiche che, nel secolo scorso, portarono al fallimento della Società delle Nazioni, ma anche alla consapevolezza che quel lavoro non fu vano: nel 1926, ad esempio, si tradusse nel Trattato contro la schiavitù”.
La lectio di Mattarella ha messo in luce similitudini difficili da ignorare, un ripasso di storia per chi non c’era e per chi ha dimenticato. E forse, proprio questo, ha colpito nel segno.