Foto di famiglia a Bruxelles dei ministri della Difesa dei paesi Nato riuniti per il primo vertice a cui partecipa anche il segretario Usa alla Difesa di Donald Trump, Pete Hegseth, confermato dal Senato di Washington fra molte polemiche.
Hegseth, 45 anni, militare, già giornalista politico e anchorman per la rete televisiva FoxNews (strenua sostenitrice di Trump), è giunto a Bruxelles per sostenere le linee dell’amministrazione presidenziale, prima di tutto la necessità che gli Stati Europei aumentino i loro budget di difesa fino al 5% del PIL per sollevare gli Stati Uniti dall’onere di finanziare l’Alleanza. Su questo si è detto d’accordo il segretario generale dell’Alleanza, l’olandese Mark Rutte.
“Dobbiamo rendere la Nato di nuovo grande”, ha dichiarato Hegseth durante la conferenza stampa di chiusura della ministeriale difesa, richiamandosi al noto slogan trumpiano.
Ma il vero tema dell’incontro è stato il futuro dell’Ucraina. Il vertice tra i ministri della Difesa dell’area Nato precede l’annuale conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, che quest’anno cade di venerdì in un momento di tensioni fra vecchio e nuovo mondo, dopo che Donald Trump ha dialogato al telefono con Vladimir Putin sulle ipotesi di pace, mettendo di fatto da parte l’Unione Europea e la stessa Ucraina. Hegseth ha anche affermato che non è “realistico” che Kiev possa entrare nella Nato. Una posizione che elimina la possibilità di uno scambio diretto di territori, ventilata da Zelensky e già esclusa da Mosca. Quanto alle garanzie di sicurezza per Kiev, devono essere ‘robuste’, eventualmente sostenute da truppe di peacekeeping non sotto l’ombrello della Nato, dunque senza copertura dell’articolo 5 dell’Alleanza atlantica. In nessun caso, ha comunque chiarito Hegseth agli alleati, verranno dispiegate truppe americane nel Paese.
Rimettere l’Ucraina al centro dei colloqui, è invece la posizione dei leader europei. E’ il pensiero tra gli altri del premier britannico Starmer secondo cui “non ci possono essere negoziati senza l’Ucraina”, ha dichiarato. Stesso pensiero di Mark Rutte: “Kiev deve essere strettamente coinvolta in ogni negoziato di pace e l’accordo deve essere “duraturo”. Le reazioni sono giunte da varie cancellerie europee; per il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski è fondamentale rafforzare il sostegno militare all’Ucraina prima dei negoziati per non indebolirla, mentre il ministro della Difesa tedesca Boris Pistorius ha definito “deplorevole” da parte di Trump fare concessioni alla Russia “prima ancora dell’inizio dei negoziati”. I suoi commenti sono stati ripresi dal suo omologo francese, Sébastien Lecornu, che al suo arrivo al quartier generale della Nato ha messo in guardia dalla “pace attraverso la debolezza”, piuttosto che dalla formulazione “pace attraverso la forza” nominalmente preferita da Trump.
Dopo Bruxelles la questione Ucraina passerà dunque a Monaco di Baviera, dove Volodomyr Zelensky proverà a giocare le sue carte. Il leader ucraino arriva per un confronto con i suoi partner internazionali e un primo incontro con il vice presidente americano J. D. Vance, già sbarcato in Germania con la famiglia e andato in visita a Dachau. Con ogni probabilità, Zelensky cercherà di fare sponda con l’Europa.
Il colloquio fra il presidente degli Stati Uniti e l’omologo russo Vladimir Putin sarebbe durato un’ora e mezza. A seguire, Trump ha effettivamente chiamato Zelensky, il quale oggi ha commentato: “Abbiamo già avuto tre conversazioni con il Presidente Trump. Perciò non accetto che per lui fosse prioritario parlare prima con la Russia. È sgradevole in ogni caso – ha detto – sapete come la società ucraina, come tutti noi e gli europei reagiamo prima di tutto si tratta dell’Ucraina e non ci può essere nulla che riguarda l’Ucraina senza l’Ucraina”.
Nel colloquio di un’ora con Trump, il presidente ucraino è stato informato dei contenuti della conversazione con il leader del Cremlino, dell’invito di Putin a Mosca e anche della decisione del presidente Usa di affidare la guida delle trattative con la Russia al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della Cia John Ratcliffe, al consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff. Nella squadra designata da Trump spicca l’assenza di Keith Kellogg, che pure sarebbe l’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina e dovrebbe arrivare a Kiev il prossimo 20 febbraio. Una circostanza che sta alimentando le voci di presunti screzi con il magnate repubblicano.
Trump ha assicurato che “Putin vuole che la guerra finisca. Abbiamo parlato della possibilità di un cessate il fuoco per fermare le uccisioni. E penso che probabilmente si arriverà a un cessate il fuoco in un futuro non troppo lontano”.
Il tema farà passare in secondo piano tutti gli altri dossier della fitta agenda di Monaco: la crisi in Medio Oriente, la situazione nel Mar Rosso, le relazioni transatlantiche, la difesa europea, la guerra in Congo. D’altra parte, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, e dopo aver ripreso il dialogo ai massimi livelli con la Russia, Trump non vuole perdere tempo. Al termine dei suoi colloqui telefonici di ieri con Putin e Zelensky, ha dato mandato alla sua squadra di governo di proseguire le consultazioni in Germania. Un lavoro preliminare che servirà, anche, a preparare il suo prossimo vertice con il leader del Cremlino, presumibilmente in Arabia Saudita. Putin è ricercato dalla Corte Penale Internazionale – ma questo non è davvero un problema per il presidente americano che non la riconosce e ha emesso sanzioni contro l’organo internazionale.
Nell’attesa che la Conferenza inizi i suoi lavori, intanto, a Monaco sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con il raduno principale previsto nella storica Odeonsplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede delle riunioni per prevenire ogni sorta di incidenti. Tanto più dopo quanto accaduto questa mattina, quando un richiedente asilo afgano ha lanciato la sua auto contro la folla, durante un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi, provocando almeno 28 feriti.