Due funzionari ai vertici dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale che si occupa della sicurezza alle frontiere, sono stati ricollocati in altri dipartimenti a fronte delle costanti pressioni dell’amministrazione Trump per aumentare gli arresti e le deportazioni degli immigrati illegali.
A riferirlo la portavoce del Dipartimento di Sicurezza Nazionale Tricia McLaughlin al Washington Post, che ha dichiarato che Russell Hott e Peter Berg saranno ricollocati rispettivamente negli uffici federali di Washington e St. Paul, in Minnesota, senza però specificare in quali vesti.
“L’ICE ha bisogno di una cultura della responsabilità di cui è stata privata negli ultimi quattro anni – si legge nel comunicato firmato da McLaughlin. – Il presidente, il segretario del Dipartimento di Sicurezza Nazionale e il popolo americano chiedono giustamente dei risultati e la nostra leadership all’ICE farà in modo che l’agenzia li ottenga”.
Hott e Berg ricoprivano ruoli ai vertici delle operazioni di applicazione degli ordini esecutivi della Casa Bianca e rimozione degli immigrati illegali. A sostituirli è stato nominato capo ad interim Todd Lyons, che prima dirigeva l’ufficio di Boston.
Dai primi rally della campagna elettorale fino al giorno dell’insediamento, Trump ha ribadito di voler deportare tutti gli immigrati illegali presenti sul suolo statunitense – se contano fra le 11 e le 14 milioni di persone. Da quando è entrato alla Casa Bianca, il 47° presidente ha firmato ordini esecutivi che agevolassero gli arresti dell’ICE, assumendo anche nuovi agenti.
Effettivamente gli arresti sono aumentati fino a 800 – 1.200 al giorno, ma i centri di detenzione sono stracolmi e l’ICE comincia a soffrire la pressione politica che arriva da Washington. Lo zar delle frontiere nominato da Trump, Tom Homan, ha dichiarato di non essere ancora soddisfatto dei risultati, soprattutto quando, a causa della mancanza di spazi liberi, alcuni migranti sono stati rilasciati.
La situazione di Hott e Berg non è una novità. Nei primi trenta giorni dell’amministrazione Trump, centinaia di funzionari federali sono state ricollocate o direttamente licenziate a fronte degli ultimi ordini esecutivi. Otto ispettori generali, che si occupano di controllare abusi e cattiva gestione nel sistema federale, sono stati rimossi dai loro incarichi in tronco.
Provenienti dai Dipartimenti della Difesa, degli Affari dei Veterani, della Salute e dei Servizi Umani, dello Stato, dell’Agricoltura, dell’Istruzione e del Lavoro e dalla Small Business Administration, si sono opposti e hanno citato in giudizio Trump per aver violato l’Inspector General Act. La norma prevede che il presidente rimuova i funzionari dal loro incarico solo dopo aver informato il Congresso con almeno 30 giorni di anticipo fornendo motivazioni valide.
“I presunti licenziamenti – si legge nella causa – hanno violato statuti federali inequivocabili, tutti promulgati da maggioranze bipartisan al Congresso e firmati dal presidente, che proteggono gli ispettori generali proprio da questo tipo di interferenze con l’esercizio delle loro funzioni di supervisione critiche e non di parte”.
Adesso si attende la risposta dalla Casa Bianca.