I candidati a ruoli di sicurezza nazionale devono rispondere a un test di lealtà politica, che pone domande tipo se il 6 gennaio sia stato un “inside job” e se le elezioni del 2020 siano state “rubate”. Chi non risponde “sì” viene scartato. Queste domande stanno politicizzando l’intelligence e le forze dell’ordine, violando il principio che tali istituzioni debbano operare in modo neutrale. Secondo gli storici, l’unico precedente simile fu con Nixon, che voleva un’intelligence “personale”. Ora, Trump e Elon Musk, con il loro piano di riformare il governo, sembrano voler trasformare gli apparati di sicurezza in strumenti di fedeltà politica. In base alle risposte che vengono fornite dagli interpellati Trump deciderebbe chi dovrebbe essere nominato a posizioni governative di alto livello. Trump del resto, continua a descrivere molti dei suoi sostenitori coinvolti nell’attacco del 6 gennaio come “patrioti”.
Come riporta il New York Post, alcune fonti anonime che hanno familiarità con il processo, avrebbero riferito che già diversi funzionari attuali ed ex funzionari che ricoprivano ruoli di alto livello sono stati interrogati sul risultato delle elezioni del 2020 e sulla rivolta del Campidoglio del 6 gennaio e sempre secondo la stessa fonte, la Casa Bianca si sarebbe rifiutata di commentare a tale proposito. Entrambi gli individui non hanno risposto con un chiaro “sì” a queste domande e non sono stati selezionati per gli incarichi. Tuttavia, fattori diversi potrebbero aver influenzato le decisioni di assunzione.
John Bellinger III, che ha servito come consulente legale senior presso il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca durante l’amministrazione Bush, ha detto: “È normale che le nuove amministrazioni controllino se gli incaricati si allineano con le loro politiche. Ma condizionare i lavori nell’intelligence o nelle forze dell’ordine su opinioni partigiane è inappropriato. Abbiamo bisogno di funzionari in grado di interpretare l’intelligence e far rispettare le leggi senza pregiudizi politici”.
Nel frattempo, il vice segretario stampa di Trump Anna Kelly, ha difeso il metodo del presidente affermando: “È del tutto appropriato che i candidati per le posizioni di sicurezza nazionale nell’amministrazione Trump si allineino con l’agenda del presidente Trump per mettere l’America al primo posto”.