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Netanyahu tra Washington e l’Aia. E il Congresso USA si schiera con lui

Trump e i repubblicani dichiarano guerra alla CPI ma il Senato blocca le sanzioni ai giudici

Massimo JausbyMassimo Jaus
Netanyahu tra Washington e l’Aia. E il Congresso USA si schiera con lui

Il presidente israeliano Benjamin Netanyahu (sinistra) insieme al presidente della Camera Mike Johnson dopo il colloquio, 7 febbraio 2025 - Screenshot da Youtube

Time: 3 mins read

Tappeto rosso per lo speaker della Camera Mike Johnson quando visiterà Israele. Glielo ha promesso il presidente Benjamin Netanyahu alla fine dei colloqui con il Congresso.

Rinfrancato dalle rassicurazioni di Donald Trump, il presidente israeliano si porta a casa anche quelle dei senatori e deputati repubblicani che gli hanno garantito che quanto prima verrà approvata una legge contro la Corte Penale Internazionale, in aggiunta all’ordine esecutivo già firmato dal presidente Usa.

Quindi Netanyahu ha dichiarato che non sono necessari i militari americani a Gaza per attuare le proposte avanzate nei giorni scorsi da Trump, definite “notevoli” dal presidente israeliano. Intanto il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato di aver ordinato all’esercito di preparare un piano per consentire ai residenti della Striscia che lo desiderassero di uscire dall’enclave “volontariamente”. Trump, ha riferito Netanyahu, “ha sollevato la sua idea su Gaza e penso che valga la pena valutare attentamente questa proposta che è la prima idea originale presentata in anni”. Netanyahu ha inoltre affermato che i leader repubblicani e democratici del Congresso sono tutti d’accordo su due cose: l’Iran non deve avere armi nucleari e “Hamas deve essere eliminata. Non può rimanere a Gaza”.

Come è noto la Corte Penale Internazionale lo scorso anno aveva emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano, il suo ex ministro della difesa Yoav Gallant e un alto funzionario di Hamas, accusandoli di crimini di guerra durante e dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 guidati da Hamas contro Israele. Accuse che il primo ministro israeliano aveva respinto definendo i mandati “assurdi e antisemiti”.

Due giorni fa i democratici del Senato avevano votato per bloccare una proposta di legge presentata dai repubblicani per sanzionare i funzionari della Corte penale internazionale.

Il leader della maggioranza al Senato John Thune ha criticato duramente l’azione della corte prima del voto, dicendo che stabilire una “equivalenza morale” tra i leader israeliani e Hamas era “oltre ogni limite”. Alla fine, l’unico democratico a votare per la misura è stato il senatore John Fetterman della Pennsylvania. La proposta non è passata non ottenendo i 60 voti necessari per avanzare. Il conteggio finale è stato di 54-45.

Prima del voto il senatore democratico Chuck Schumer, leader della minoranza al Senato aveva detto che il disegno di legge era “mal redatto e profondamente problematico” e si era lamentato che i repubblicani si erano rifiutati di apportare modifiche per attrarre il sostegno democratico.

Il fatto che il CPI abbia preso di mira Netanyahu ha scatenato la reazione negativa dei repubblicani e dei democratici al Congresso. Lo stesso disegno di legge era stato approvato dalla Camera all’inizio di questo mese con 243 voti contro 140, con 42 democratici che hanno votato con i repubblicani. La Camera aveva approvato il disegno di legge sulle sanzioni della CPI a dicembre, nell’ultima sessione del Congresso, con un voto di 247 contro 155, con 42 democratici che si erano schierati con i repubblicani, ma non era stato sottoposto alla votazione al Senato perché allora i democratici avevano la maggioranza.

Durante l’incontro che Netanyahu ha avuto con la leadership del Senato, i legislatori hanno espresso ”un sostegno incondizionato al Primo Ministro e a Israele, e hanno lodato i risultati ottenuti da Israele in guerra”. Netanyahu ha ribadito ai senatori che ”bisogna impedire che l’Iran ottenga armi nucleari e che Hamas a Gaza deve essere eliminato”.

La scultura regalata a Trump da Netanyahu (dipartimento dell’informazione israeliano)

Nell’incontro che il primo ministro israeliano ha avuto con Trump mercoledì sera alla Casa Bianca ha regalato un simbolico cercapersone dorato montato su una scultura di radica di noce con la scritta “Premi con entrambe le mani”, un riferimento diretto ai dispositivi esplosivi che sono detonati quando sono stati maneggiati dai militanti di Hezbollah. La scritta è stata progettata strategicamente per garantire il massimo impatto sul bersaglio. Dopo aver ricevuto il regalo, il presidente Trump ha detto che quella condotta da Israele è stata “una grande operazione”.

Rispondendo questa mattina a un giornalista di Fox News, tuttavia, Netanyahu ha chiarito che “non credo che Trump abbia parlato di inviare truppe statunitensi per completare il lavoro di distruzione di Hamas” e “non credo nemmeno che abbia detto che finanzierà la ricostruzione”.

Oggi nel corso dei suoi incontri a Washington, il leader israeliano – secondo quanto affermato da Axios – avrebbe detto che la pace la si potrà ottenere solo se Hamas rinuncerà al potere e i suoi leader andranno in esilio fuori dalla Striscia, fino ad allora non ci potrà essere una pace duratura e solo allora si potrebbe aprire il post-guerra, che potrebbe includere la presa di controllo di Gaza da parte degli Stati Uniti come proposto da Trump.

Netanyahu, sempre secondo Axios, avrebbe detto ai funzionari americani di voler estendere la prima fase dell’accordo dopo il 42mo giorno di cessate il fuoco in modo da ottenere il rilascio di più ostaggi rispetto ai 33 previsti. In cambio degli ulteriori rilasci, Israele sarebbe pronta a liberare altri prigionieri palestinesi. Se la prima fase sarà estesa, Netanyahu intende presentare una proposta che includa la fine della guerra e il rilascio di altri prigionieri palestinesi chiedendo in cambio la liberazione dei rimanenti ostaggi, la cessione da parte di Hamas del potere a Gaza e l’esilio dei suoi leader.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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