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Trump congela i dazi sul Messico e Canada, ma avvisa l’UE: “Siete i prossimi”

Accordo con Sheinbaum e Trudeau per rafforzare i confini e stop di un mese alle tariffe. Ancora tensioni con la Cina

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 4 mins read

Dazi si, dazi no, dazi forse. Il presidente Donald Trump ha sospeso per un mese l’imposizione di una tassa del 25% sulle merci importate dal Messico  e dal Cana dopo che il Paese centramericano e nordamericano hanno accettato di rafforzare il  confine settentrionale con 10 mila militari per arginare il flusso dei migranti clandestini e delle droghe illegali, in particolare il fentanyl.

“L’accordo – ha detto lunedì mattina la presidente messicana Claudia Sheinbaum  – include anche un impegno da parte degli Stati Uniti per bloccare il traffico illegale di armi che illegalmente varcano il confine e rifornisonotre  i cartelli della droga”.

I tre leader  hanno parlato al telefono poche ore prima che venisse implementato l’ordine della Casa Bianca per la Cina che invece subisce i dazi

“I  paesi  tranne Pechino – ha detto la Casa Bianca in una nota – utilizzeranno la sospensione di un mese per impegnarsi in ulteriori negoziati”.

“Non vedo l’ora di partecipare a quei negoziati, con la presidente Sheinbaum e Trudeau  e del Canada, mentre cerchiamo di raggiungere un accordo duraturo tra i nostri due paesi”, ha scritto su Donald Trump Truth Socia Trumpha aggiunto  che i colloqui sarebbero stati guidati dal Segretario di Stato Marco Rubio, dal Segretario del Tesoro Scott Bessent e dal Segretario del Commercio Howard Lutnick e da rappresentanti di alto livello del Messico.

“Abbiamo questo mese per lavorare e convincerci a vicenda che questa è la strada migliore da seguire”, ha detto Sheinbaum in una conferenza stampa a Città del Messico.

Trump ha avuto anche due conversazioni telefoniche col il primo ministro canadese Justin Trudeau e al termine del secondo colloquio è stato Trudeau ad annunciare che ci sarebbe stata una pausa di un mese,.Tutto questo mentre il Cnada era già pronto a far scattare le sue ritorsioni.

Domenica sera parlando da Washington dopo che era tornato da Mar-a-Lago, Trump ha indicato che l’Unione Europea sarebbe stata la prossima ad essere colpita dai dazi, ma non ha detto quando. “Gli europei non comprano le nostre auto, non prendono i nostri prodotti agricoli. Non prendono quasi nulla e noi acquistiamo tutto da loro”, ha detto ai giornalisti.

Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, ha affermato questa mattina che è sbagliato definire la resa dei conti come una guerra commerciale. “Leggete l’ordine esecutivo in cui il presidente Trump è stato assolutamente, al 100% chiaro che questa non è una guerra commerciale”, ha affermato Hassett. “Questa è una guerra alla droga”. Ma le affermazioni di Hasset si scontrano con le dichiarazioni di Trump, perché la droga e il fentanyl non provengono dall’Europa e lo stesso presidente ha affermato di non essere interessato a negoziati, citando gli squilibri commerciali con questi Paesi evidenziando come il vero obiettivo sia quello di riallineare il surplus commerciale che hanno con gli Stati Uniti. Domenica Trump ha detto che vuole usare i dazi sia come strumento diplomatico su questioni di sicurezza nazionale, sia come un modo per aumentare le entrate e un mezzo per rinegoziare gli attuali trattati commerciali.

Molti economisti hanno fatto notare che i dazi non farebbero altro che aumentare i prezzi al consumo e ostacolerebbero la crescita dell’economia americana.

Ecco i prodotti che potrebbero colpire più duramente le tasche degli americani

Auto e parti di automobili: Gli Stati Uniti hanno importato dal Messico veicoli a motore per un valore di 87 miliardi di dollari e parti di veicoli per un valore di 64 miliardi di dollari dall’anno scorso, senza contare dicembre, secondo i dati del Dipartimento del Commercio. I veicoli a motore sono stati anche il secondo bene più grande che gli Stati Uniti hanno importato dal Canada lo scorso anno fino a novembre, per un totale di 34 miliardi di dollari.

Energia: L’anno scorso gli Stati Uniti hanno importato petrolio e gas dal Canada per un valore di 97 miliardi di dollari, la principale esportazione di quel paese verso gli Stati Uniti. Gli Usa sono diventati più dipendenti dal petrolio canadese dopo l’espansione dell’oleodotto canadese Trans Mountain, secondo i dati della US Energy Information Administration.

Cibo e bevande alcoliche: Dall’avocado alla birra, gli americani consumano i prodotti alimentari dei paesi confinanti di tutti i giorni. Ad esempio, il Messico è il più grande fornitore di frutta e verdura, mentre il Canada è in testa nelle esportazioni di cereali, bestiame e carne, pollame e altro ancora.

L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno importato 46 miliardi di dollari di prodotti agricoli dal Messico, secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura. Ciò include 9 miliardi di dollari di frutta fresca, con l’avocado che rappresenta 3,1 miliardi di dollari del totale. 5,9 miliardi di dollari di birra e 5 miliardi di dollari di distillati. Un salasso potrebbe arrivare dalla tequila, che può essere prodotta solo in Messico, e dal marchio di birra n. 1 della nazione (Modelo) e dalla birra Corona.

Elettronica, giocattoli, elettrodomestici: L’elettronica di consumo è tra i principali beni che gli Stati Uniti hanno importato dalla Cina lo scorso anno, secondo i dati del commercio federale. Ciò include telefoni cellulari, TV, laptop, console per videogiochi, monitor e tutti i componenti che li alimentano.

La Cina è anche un importante fornitore di elettrodomestici che, insieme a giocattoli e calzature, sono particolarmente esposti ad aumenti in seguito ai dazi di Trump. Più della metà delle scarpe vendute negli Stati Uniti sono prodotte in Cina, secondo i distributori e rivenditori di calzature Usa.

Gli Stati Uniti dipendono dalla Cina anche per i giocattoli e le attrezzature sportive, compresi articoli come palloni da calcio e da baseball, con importazioni pari al 75%.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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