Un giudice federale di Boston, George O’Toole, ha emesso un ordine restrittivo temporaneo per impedire ai funzionari penitenziari di trasferire una donna transgender, nota con lo pseudonimo Maria Moe, in una struttura maschile e negarle l’accesso alle cure. L’ordine esecutivo di Trump richiede infatti al governo di riconoscere solo due sessi biologicamente distinti, maschio e femmina, ospitare donne transgender solo nelle carceri maschili e cessare di finanziare qualsiasi assistenza medica di genere per i detenuti. Moe infatti segue una terapia ormonale da quando era adolescente per curare la sua disforia di genere.
Trump ha firmato questo ordine esecutivo il 20 gennaio, quando è entrato in carica come presidente, che per la prima volta è stato apertamente contestato da un giudice. Il suo caso è seguito dagli avvocati per i diritti LGBTQ, della GLBTQ Legal Advocates & Defenders, o GLAD.
Secondo quanto riferito da quest’ultimo, l’ordine temporaneo del giudice richiede ai funzionari penitenziari di mantenere la detenuta Moe, nella struttura per donne e continuare a fornirle le sue cure mediche. Nel frattempo, il giudice O’Toole sta valutando anche la possibilità di emettere un’ingiunzione preliminare più lunga. Questa sarebbe una ulteriore sfida alla politica di Trump.
Jennifer Levi, un avvocato di GLAD che segue il caso di Moe, ha espresso sollievo per la sua cliente che “sta rimanendo per ora”. Come riporta Reuters, gli avvocati di Moe hanno detto che il giorno dopo che Trump ha firmato il documento dell’ordine esecutivo, Moe ha ricevuto un avviso dai funzionari dell’Ufficio federale delle carceri sul suo imminente trasferimento da una prigione femminile a una struttura maschile, esponendola a un “rischio estremamente elevato di molestie, abusi, violenza e violenza sessuale”. Gli avvocati sostengono inoltre, che l’ordine esecutivo di Trump discrimina sulla base del sesso e viola i diritti, in base al Quinto Emendamento della Costituzione.