Nei giorni scorsi, centinaia di persone si sono riunite a Dallas, in Texas, per opporsi al piano di deportazione di massa voluto dall’amministrazione Trump. Nonostante il freddo intenso, la protesta è andata avanti fino a tarda sera, con molti presenti avvolti in coperte e bandiere messicane.
La contestazione, tuttavia, si è svolta in maniera pacifica e nel rispetto della legalità. I dissidenti hanno marciato in maniera ordinata sulle strade fino a quando la polizia li ha dirottati sui marciapiedi.
Nel frattempo, gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale degli Stati Uniti che fa parte del Dipartimento della Sicurezza Interna che ha il compito di far rispettare le leggi sull’immigrazione e sul controllo delle frontiere, hanno condotto raid mirati in tutto il nord del Paese, e arrestato complessivamente 84 persone fra Dallas, Garland, Irving, Arlington, Fort Worth e la contea di Collin.
Tra le motivazioni che hanno spinto molte persone a scendere in strada, anche la recente decisione del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale di revocare le protezioni per scuole e chiese, che in passato erano considerate “santuari”.
Questo cambiamento normativo ha già avuto ripercussioni nei distretti scolastici nell’area settentrionale dello Stato. Molti funzionari seppure intenzionati a rispettare le leggi federali, hanno sottolineato che non saranno disposti a raccogliere dati sullo status migratorio degli allievi. Secondo quanto stimato da Migration Policy Institute un think tank indipendente che studia le migrazioni, attualmente, negli Stati Uniti ci sono oltre 650.000 bambini privi di documenti iscritti alle scuole pubbliche.
Non tutti però, intendono opporsi alla stretta sull’immigrazione. A Fort Worth, un insegnante supplente di una scuola superiore ha pubblicato un post sui social media invitando l’ICE a effettuare controlli nel campus in cui lavora. Il distretto ha quindi deciso di avviare un’indagine a causa del messaggio definito “preoccupante”, e sospendere intanto il collaboratore in attesa di ulteriori accertamenti.
La protesta texana è solo una delle tante che si stanno svolgendo in tutto il Paese contro le politiche migratorie volute dal neoeletto presidente Donald Trump. Il dibattito rimane acceso, mentre le operazioni di ICE continuano a generare paura e divisione nelle comunità locali.