Donald Trump promette che dopo l’insediamento firmerà una raffica di “executive orders” dallo Studio Ovale. Ma cos’è un “ordine esecutivo“?
Si tratta di un provvedimento presidenziale che indirizza le politiche esecutive delle agenzie del governo federale ed è uno dei documenti presidenziali più comuni della prassi governativa americana.
Nella storia
Ogni presidente ne ha emesso almeno uno, per un totale di oltre tredicimila da quando George Washington si insediò nel 1789, ma con ampie variazioni da un presidente all’altro. Il più prolifico fu Franklin D. Roosevelt con 3.721 ordini durante i suoi 4 mandati. Fra questi, l’ordine che portò all’internamento dei cittadini di origine giapponese durante la seconda guerra mondiale. Altri significativi esempi storici: Harry Truman che mise al bando la segregazione nell’esercito, Lyndon B. Johnson che istituì la Commissione Warren per indagare sull’assassinion di John F. Kennedy.
È possibile annullarli?
Sì. Gli ordini esecutivi non richiedono l’approvazione del Congresso e il Congresso non può semplicemente annullarli. Però il Congresso può approvare leggi che rendano difficile, o addirittura impossibile, l’esecuzione dell’ordine, ad esempio eliminando i finanziamenti. Solo un Presidente degli Stati Uniti in carica può annullare direttamente un ordine esecutivo esistente, emanandone un altro. Sono però soggetti all’intervento della giustizia e della Corte Suprema nel caso venga riscontrata la loro incostituzionalità (come è probabile accada per diversi di quelli annunciati da Trump, che hanno scopo dimostrativo).
Quali ordini esecutivi emanò Joe Biden? E Trump nel primo mandato?
Biden ha emesso ordini esecutivi per l’adesione all’accordo sul clima di Parigi, per il ripristino della possibilità per i transgender americani di arruolarsi nell’esercito, per la richiesta di revisione della legge federale sulla marijuana. Le sue azioni più recenti includono il divieto di trivellazione di petrolio e gas in alcune aree costiere e la creazione di nuove aree protette in California.
Durante il suo primo mandato, Donald Trump aveva emesso una serie di ordini esecutivi nel primo mese in carica, alcuni dei quali furono revocati o modificati da Biden. Tra gli altri, l’indebolimento dell’Affordable Care Act, il divieto di viaggiare dai Paesi a maggioranza musulmana, la costruzione di un muro lungo il confine meridionale.
Come nascono?
L’ordine esecutivo non è menzionato nella Costituzione degli Stati Uniti e nessuno statuto conferisce al Presidente il potere di emetterlo. Tuttavia, è ampiamente accettato che siano un potere intrinseco della presidenza, prerogativa della Casa Bianca a fronte del potere del Congresso nel bilanciamento dei poteri istituzionali. Gli ordini esecutivi hanno “la forza e l’effetto della legge”, purché le azioni rientrino nell’ambito dell’autorità concessa al presidente, sia dall’articolo II della Costituzione sia da una delega di potere conferita al presidente dal Congresso.
Quali altri atti promulga il presidente?
Altri atti presidenziali sono talvolta simili agli ordini esecutivi per formato, formalità ed emissione, ma hanno scopi diversi. I proclami, anch’essi firmati e numerati consecutivamente, comunicano informazioni su festività, commemorazioni, osservanze federali e scambi commerciali. Gli ordini amministrativi, ad esempio i promemoria, gli avvisi, le lettere e i messaggi, non sono numerati, ma sono comunque firmati e vengono utilizzati per gestire le questioni amministrative del governo federale. Tutti e tre i tipi di documenti presidenziali – ordini esecutivi, proclami e alcuni ordini amministrativi – sono pubblicati nel Federal Register, il giornale quotidiano del governo federale che viene pubblicato per informare il pubblico sui regolamenti e le azioni federali. Sono inoltre catalogati dall’Archivio Nazionale come documenti ufficiali prodotti dal governo federale.