Una tassa del 100% per i cittadini extra-Unione Europea che vogliono acquistare una casa in Spagna. È questa l’ultima proposta del governo socialista del premier Pedro Sánchez per contrastare una delle più gravi crisi abitative vissute dal Paese negli ultimi decenni, con un incremento vertiginoso dei prezzi delle case che ha colpito in particolare le grandi città turistiche come Madrid e Barcellona.
Tra le misure avanzate dall’esecutivo di centro-sinistra per contenere l’aumento dei prezzi e contrastare la speculazione immobiliare figura appunto un’imposta fino al 100% sulle proprietà acquistate da cittadini non residenti nell’Unione Europea – in particolar modo britannici ma anche statunitensi. Un modo per frenare l’afflusso di investitori stranieri che, secondo Sánchez, stanno alimentando la bolla speculativa e contribuendo all’allontanamento dei residenti dalle aree centrali delle città.
“Abbiamo deciso di limitare l’acquisto di case da parte di stranieri non residenti nell’UE, aumentando la tassazione sulle transazioni fino al 100% del valore dell’immobile”, ha dichiarato lunedì il premier spagnolo, secondo cui i prezzi delle case in Europa sono aumentati del 48% nell’ultimo decennio, quasi il doppio del reddito delle famiglie. Un tema che il capo del Governo ha definito un “problema serio, con enormi implicazioni sociali ed economiche”.
La misura, che verrà sottoposta a una tutt’altro che scontata approvazione parlamentare, ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, c’è chi sostiene che sia necessaria per rendere la casa accessibile ai cittadini spagnoli. Dall’altro ci sono numerose voci critiche che temono effetti negativi sull’economia, in particolare sul mercato del lavoro e sugli investimenti esteri. La proposta si ispira a esperienze simili in Paesi come Danimarca e Canada, dove i controlli sui prezzi sono stati accompagnati da riforme strutturali mirate a incrementare l’offerta di abitazioni a prezzi accessibili.
La misura colpirebbe soprattutto i tanti cittadini britannici (al momento sono circa 300.000) che decidono di trascorrere la pensione nel Mediterraneo. Ma anche per i sempre più presenti acquirenti statunitensi, attratti dal mercato immobiliare spagnolo grazie a tassi di cambio favorevoli, esigenze di finanziamento minime e clima favorevole (gli ultimi dati disponibili mostrano oltre 2.600 abitazioni acquistate da acquirenti USA tra la metà del 2022 e la metà del 2023).
Complessivamente, stando ai dati del registro immobiliare risalenti al 2023, circa il 15% del mercato immobiliare spagnolo (87.000 vendite su 583.000) ha coinvolto un acquirente straniero.
La proposta di Madrid arriva a pochi giorni dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, che durante il suo secondo mandato potrebbe imporre dazi fino al 20% su diversi prodotti europei (tra cui l’olio d’oliva spagnolo).
Il presidente-eletto ha annunciato l’imminente creazione di un’agenzia governativa – la External Revenue Service – destinata a raccogliere i proventi delle tariffe doganali e altre imposte provenienti dal commercio con i Paesi esteri. L’organismo, ispirato all’Internal Revenue Service (l’agenzia delle entrate USA), incasserebbe i proventi dei dazi fino al 60% sui beni provenienti dalla Cina e al 25% su quelli da paesi alleati come Canada e Messico.
Anche l’idea di Trump, come quella di Sanchez, ha però suscitato grandi polemiche. Il senatore democratico Ron Wyden ha criticato duramente la proposta, definendola una “manovra fiscale che colpirà famiglie e piccole imprese americane, finanziando ulteriori sgravi fiscali per i ricchi”. Molti economisti hanno sottolineato che il costo delle imposte sarà probabilmente trasferito ai consumatori, aumentando il prezzo dei beni di consumo.