Mentre la California lotta contro i devastanti incendi che hanno inghiottito vaste aree del sud dello stato, un esercito silenzioso di vigili del fuoco lavora nell’ombra. Non si tratta di professionisti qualificati, ma di detenuti: uomini e donne che, per pochi dollari al giorno, affrontano le fiamme per proteggere vite e proprietà.
Secondo quanto riportato dal Dipartimento di Correzione e Riabilitazione della California CDCR, circa 400 prigionieri sono attualmente impegnati in prima linea. Inseriti in squadre organizzate dal Cal Fire e da altre agenzie locali, queste particolari figure guadagnano un massimo di 10,24 dollari al giorno, con un extra di un dollaro l’ora quando operano su fronti attivi.
I numeri raccontano una tragedia: almeno 16 morti, migliaia di edifici distrutti e 180.000 persone costrette a evacuare. Per affrontare questa emergenza, il governatore Gavin Newsom ha schierato oltre 4.700 vigili del fuoco, tra cui appunto i detenuti, una forza lavoro indispensabile per arginare le fiamme.
La collaborazione tra carcerati e squadre antincendio non rappresenta una novità in California. Dal 1915, i cosiddetti “campi di conservazione” offrono ai reclusi l’opportunità di contribuire alla gestione delle emergenze naturali, dagli incendi alle inondazioni. Attualmente, 35 di questi campi operano in 25 contee e coinvolgono anche due strutture dedicate alle donne.
Jeff Macomber, segretario del CDCR ha dichiarato che il lavoro dei prigionieri è essenziale per affrontare tali situazioni. Tuttavia, il programma solleva questioni etiche: i carcerati lavorano volontariamente, ma molti attivisti denunciano le condizioni e la retribuzione, giudicate insufficienti rispetto ai rischi affrontati.
Attualmente negli Stati Uniti, sono detenute oltre 2,2 milioni di persone e fra queste due terzi, vengono utilizzate spesso come forza lavoro a basso costo. Un rapporto dell’American Civil Liberties Union, un’organizzazione americana senza scopo di lucro per i diritti civili, evidenzia come il 76% dei carcerati sia obbligato a lavorare, senza le tutele previste per gli altri lavoratori.
Nonostante il 13esimo emendamento della Costituzione protegga dalla schiavitù, esso include un’eccezione per chi è stato condannato penalmente e consente di fatto il lavoro forzato.
Seppure le condizioni salariali siano precarie, la maggior parte di questi soggetti si sente privilegiata per essere stata ammessa ai programmi. Armati di attrezzi manuali e con una formazione limitata, non si tirano indietro e rimangono a fianco dei professionisti 24 ore al giorno.