I messaggi velati, le forzate presenze scomode, gli sguardi assassini, le strette di mano non date, le risatine e le assenze. I funerali dell’ex presidente Jimmy Carter, che hanno visto la partecipazione dei suoi ex colleghi Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden, tutti accompagnati dalle rispettive consorti eccetto Michelle Obama che è rimasta alle Hawaii, si sono svolti nella Cattedrale Nazionale di Washington.
Le cerimonie funebri degli ex presidenti spesso riflettono la grandezza e l’impatto che la loro presidenza ha avuto sulla società, ma costringono anche la presenza scomoda di rivali politici obbligati a socializzare e partecipare all’evento, il tutto mitigato dal protocollo imposto dal funerale.
Con una formalità ferrea il rituale di Washington ha voluto la partecipazione di tutto il gotha politico della capitale: alla sinistra dell’altare, in prima fila Joe Biden e la First Lady Jill, con accanto Kamala Harris e il marito Doug Emhoff. Dietro tutti gli ex presidenti con le rispettive mogli, eccetto Obama che era solo. Secondo le voci maligne di Washington, l’ex First Lady non è andata al funerale perché in chiesa le era stato assegnato il posto accanto a Trump. Poi tutti gli ex vicepresidenti, Al Gore, Mike Pence, Dan Quayle, e i leader del Congresso. Alla destra dell’altare, i figli del presidente: John Carter, James Carter III, Donnel Carter e Amy Carter Wentzel, tutti con mogli, mariti e figli. Con loro anche molti leader dei diritti civili, pastori protestanti e amici dell’ex presidente scomparso.

All’ingresso nella cattedrale, la vicepresidente Kamala Harris, che si è seduta con il marito accanto ai Biden, non ha salutato Trump. Tra gli ospiti stranieri, Justin Trudeau, il premier canadese che nei giorni scorsi ha annunciato le sue dimissioni, al centro delle tensioni con Trump che continua a invocare l’annessione del Canada come “51esimo Stato” e chiama il dimissionario premier “governatore”. Accanto al leader canadese, l’ex presidente di Panama Martin Torrijos, dopo che nei giorni scorsi il presidente eletto ha manifestato l’intenzione di riprendersi il Canale di Panama, costruito dagli americani agli inizi del secolo scorso. E proprio su Panama nei giorni scorsi Trump aveva detto che Csarter era “una gran bella persona, ma un terribile presidente che era stato sconfitto per aver ceduto a Panama i diritti del canale”.
In occasione del funerale di Stato, il 9 gennaio è stato proclamato ufficialmente come giornata di lutto nazionale e per i successivi 30 giorni dalla morte di Carter, scomparso il 29 dicembre all’età di 100 anni, le bandiere di tutti gli edifici federali saranno a mezz’asta. Questa decisione non è piaciuta al presidente eletto che il 20 gennaio prossimo sarà il protagonista dell’Inauguration Day.
E poi i discorsi. Il reverendo Andrew Young, ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite durante la presidenza di Jimmy Carter, ha elogiato la “mente dura e il cuore tenero” del defunto presidente.
Più velatamente polemico Biden. “Opporsi all’abuso di potere è un obbligo”, ha detto, martellando ripetutamente sulla personalità che un presidente dovrebbe avere. “Abbiamo l’obbligo di non dare all’odio un porto sicuro. E di opporci a quello che mio padre diceva essere il peccato più grande di tutti, l’abuso di potere. Non si tratta di essere perfetti, perché nessuno di noi lo è. Siamo tutti fallibili. Ma si tratta di chiedersi: ci stiamo sforzando di fare le cose giuste? Quale valore, quali sono i valori che animano il nostro spirito? Agiamo per paura o per speranza? Dall’ego o dalla generosità? Mostriamo grazia? Manteniamo la fede quando è messa a dura prova?”
Biden, durante l’elogio funebre, ha ricordato il suo endorsement alla candidatura di Carter alla presidenza quando era un giovane senatore. Ha detto di aver basato quell’appoggio su “quello che credo sia la qualità più importante di Jimmy Carter: carattere, carattere, carattere. Per questo motivo, credo che il carattere sia il destino. Il destino nelle nostre vite e, francamente, il destino nella vita della nazione. È un accumulo di un milione di cose costruite sul carattere, che porta a una buona vita e a un Paese decente. Una vita con uno scopo, una vita con un significato. Ora, come possiamo trovare questa buona vita? Che aspetto ha? Che cosa serve per costruire il carattere? Il fine giustifica i mezzi?”
Singolare l’intervento di Steve Ford, figlio dello scomparso presidente Gerald Ford che, anche se del partito avversario, era un grande amico di Carter, il quale ha letto le ultime parole del discorso che il padre aveva preparato proprio per l’ex presidente, ma che non fece in tempo a dirgli perché morì prima di lui. Con voce rotta dalla commozione ha detto: “Bentornato a casa, Jimmy”.
All’arrivo alla National Cathedral, Donald Trump ha stretto per la prima volta la mano al suo ex vicepresidente, Mike Pence, con cui non ha avuto più rapporti dopo che quest’ultimo si era rifiutato di bloccare la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden nel 2021. Ma la moglie di Pence si è rifiutata di stringere la mano al presidente eletto.