Anche Meta si “inchina” a Donald Trump.
La holding di Facebook, Instagram e Threads ha annunciato martedì modifiche radicali nella gestione dei contenuti sulle sue piattaforme per favorire la libertà d’espressione a pochi giorni dall’insediamento della nuova amministrazione repubblicana alla Casa Bianca.
Tra le novità più discusse, il CEO Mark Zuckerberg ha dichiarato che l’azienda eliminerà il programma di fact-checking affidato a partner esterni, sostituendolo con un sistema basato sulle spiegazioni fornite da altri utenti simili alle “Note della comunità” già adottate da X (ex Twitter), divenuto marchio di fabbrica del social di proprietà del magnate filo-trumpiano Elon Musk.
Il programma di fact-checking, introdotto nel 2016, coinvolgeva oltre 90 organizzazioni certificate per verificare la veridicità dei contenuti in più di 60 lingue. Il sistema, rivelatosi efficace nello smascherare molte fake news, è diventato però negli anni oggetto di feroci polemiche. I repubblicani lo consideravano uno strumento fazioso che penalizzava smisuratamente la destra, mentre i democratici ne sottolineavano l’incapacità di fermare efficacemente la proliferazione di contenuti divisivi (i fact-checker si limitavano a segnalare l’inesattezza del contenuto non potendo però forzare la rimozione).
Zuckerberg ha spiegato inoltre che Meta allenterà le maglie della censura sui contenuti legati a temi sensibili come immigrazione e genere, mentre continuerà a monitorare con rigore contenuti legati a droghe, terrorismo e sfruttamento minorile.
“Abbiamo costruito sistemi complessi per moderare i contenuti, ma questi sistemi commettono troppi errori”, ha affermato Zuckerberg, scusandosi per i milioni di post censurati per errori di valutazione e promettendo di procedere con maggiore cautela prima di eliminare post o account (tra i profili sospesi c’è proprio quello di Trump, rimasto inattivo per due anni a causa del presunto incitamento alla sovversione nel gennaio 2021).
Ad occuparsi della moderazione, un’altra novità, sarà un team ad hoc con sede in Texas (feudo repubblicano) e non più nella California “liberal”. Nelle intenzioni dell’azienda c’è poi anche la restituzione di maggiore visibilità dei contenuti politici nei feed degli utenti, dopo che questi erano stati ridotti negli ultimi anni proprio in risposta alle lamentele degli utenti e alle critiche sulla polarizzazione generata dalle piattaforme.
Zuckerberg ha definito la decisione come una risposta al “cambiamento culturale” che sta riportando al centro il dibattito sulla libertà di espressione. Per lo stesso motivo, il miliardario ha annunciato che Meta collaborerà con il Governo federale per contrastare la censura online imposta da governi stranieri e per proteggere le aziende americane dalle pressioni di Stati esteri, in primis Russia e Cina.