Hollywood, la mecca del cinema americano, si trova al centro di una disputa legale che coinvolge l’attrice Blake Lively e il regista Justin Baldoni. Lively nei giorni scorsi ha presentato una causa federale a New York, in cui ha accusato l’uomo e altri legati al lungometraggio, It Ends With Us, di molestie e di aver orchestrato una campagna diffamatoria per screditarla. L’artista aveva sollevato preoccupazioni su presunti comportamenti inappropriati avvenuti sul set.
La querela è arrivata poche ore dopo che Baldoni e i suoi collaboratori avevano a loro volta inoltrato una denuncia per diffamazione da 250 milioni di dollari verso il quotidiano The New York Times, accusato di aver pubblicato un reportage basato unicamente sulle dichiarazioni di Lively. Questi eventi hanno acceso un intenso dibattito, e fatto finire il film e i suoi creatori in un’involontaria tempesta mediatica.
Secondo il documento legale depositato da Lively, Baldoni, Wayfarer Studios e altri soggetti legati alla produzione avrebbero partecipato a uno “schema ritorsivo” per screditarla pubblicamente. La denuncia descrive un ambiente di lavoro tossico, caratterizzato da commenti inappropriati sulle donne e pressioni esercitate sulla stesa attrice per rivelare dettagli intimi della sua vita privata.
Le presunte ritorsioni includerebbero campagne denigratorie online, attacchi orchestrati sui social media e strategie di comunicazione volte a minare la credibilità della star. Anche Ryan Reynolds, marito della diva, durante un incontro avrebbe affrontato al riguardo Baldoni, ma le preoccupazioni della coppia sarebbero state ignorate.
Il team legale del regista ha respinto fermamente tutte le accuse, definendole “scioccanti e prive di fondamento”. La contro-denuncia verso il Times, reo, secondo loro, di aver ignorato prove che contraddicono le affermazioni di Lively, mira a ripristinare l’immagine del loro cliente.
Il film It Ends With Us, basato sul romanzo di Colleen Hoover, presentato con successo ad agosto, rischia adesso di venire oscurato dalle crescenti polemiche. Pur acclamato per la rappresentazione della violenza domestica, è stato preso di mira per aver romanticizzato gli abusi, un’accusa che Baldoni aveva liquidato come una “percezione soggettiva”.
Nei mesi precedenti l’uscita della pellicola la distanza professionale tra i due artisti era apparsa evidente, con il regista assente dalle promozioni e la coppia Lively-Reynolds incaricata di affrontare i media. Questo clima di tensione ha alimentato speculazioni che si sono concretizzate nelle cause legali.
L’intera vicenda ha sollevato discussioni cruciali sull’ambiente di lavoro a Hollywood, le dinamiche di potere e la responsabilità verso le attrici. Baldoni, precedentemente noto per il suo impegno sulla mascolinità progressista, ha visto la sua carriera subire un duro colpo, l’agenzia di talenti WME che lo rappresentava, ha già interrotto ogni rapporto con lui.