Le aziende private che gestiscono prigioni e centri di detenzione hanno già iniziato ad organizzare ambiziosi piani per affrontare quella che il neo eletto Presidente Donald Trump ha definito “la più grande operazione di deportazione nella storia americana”.
Tra le iniziative in corso ci sono l’individuazione di nuove strutture per ospitare i migranti, l’acquisto di letti aggiuntivi e il reclutamento di nuovo personale specializzato. “Si tratta di un’opportunità senza precedenti,” ha dichiarato George Zoley, presidente esecutivo di GEO Group, una delle principali società del settore carcerario.
Per realizzare i trasferimenti su larga scala promessi da Trump, il governo statunitense dovrebbe affrontare un’impresa logistica di proporzioni straordinarie: identificare, localizzare, arrestare, detenere, processare e infine rimpatriare milioni di persone, tra cui donne e bambini.
Nonostante l’incertezza sull’effettiva portata dei progetti di “The Donald”, il settore privato ha già iniziato a muoversi. Zoley ha affermato che GEO Group potrebbe aumentare rapidamente i carcerati ospitati dai circa 13.500 agli oltre 31.000, generando ricavi annui superiori ai 400 milioni di dollari. Inoltre, l’impresa sarebbe in grado di incrementare i trasporti aerei e terrestri necessari per gli spostamenti.
Anche CoreCivic, un altro gigante del settore, starebbe esplorando nuove possibilità. La società ha dichiarato di poter attivare rapidamente 25.000 posti letto grazie a edifici già esistenti, inclusa una precedente sede per famiglie migranti a Dilley, in Texas, chiusa dall’amministrazione Biden ma mantenuta in “warm status”, ovvero in operatività minima.
L’American Immigration Council stima che trasferire un milione di soggetti in un anno costerebbe circa 88 miliardi di dollari, soprattutto se vengono considerate le spese. Tutto ciò pone interrogativi non solo economici, ma anche etici.
Tra i temi più controversi vi è infatti la detenzione delle famiglie e dei minori non accompagnati. CoreCivic, che finora ha evitato di gestire strutture per bambini migranti, si dice pronta a discutere eventuali contratti in tal senso. “Siamo aperti a questa possibilità”, ha affermato il CEO Damon Hininger, “possiamo far fronte a queste situazioni in modo sicuro e umano”.
Per accelerare l’espansione dei programmi di detenzione, le aziende hanno iniziato a fare pressioni sull’amministrazione Trump affinché emetta ordini d’emergenza e consenta l’assunzione di personale e la concessione di contratti. GEO Group, intanto, ha rafforzato i propri legami politici acquisendo la Continental Strategy LLC, una società di lobbying vicina ai repubblicani.
Con un debito bancario ridotto rispetto al passato, GEO e CoreCivic sembrano ora meglio organizzate per affrontare eventuali reazioni pubbliche negative. Durante l’amministrazione precedente, le critiche alle politiche di detenzione avevano spinto alcuni istituti bancari a ritirare il loro sostegno finanziario al settore.