Internet è ancora piena delle immagini di siriani in festa per la caduta di Basher el Assad, con scene di prigionieri liberati dalle carceri di Damasco, ma oggi arrivano anche i video che sarebbero stati girati all’interno di una delle residenze dell’ex presidente nel quartiere di al-Maliki, con la gente sbalordita che saccheggia le ricchezze del tiranno caduto.
Le immagini del palazzo presidenziale mostrano persone che svuotano cabine armadio e rovistano fra buste e cassetti. L’influencer e comico siriano Fady Maaz ha condiviso un video in cui apre un frigorifero pieno di sacchi di carne. “Sono nella casa del presidente!”, grida un siriano senza fiato, e getta a terra con un colpo secco un ritratto di Hafez al-Assad, che ha governato la Siria per decenni prima di passare il potere al figlio. Un altro video mostra le grandi stanze di quella che sarebbe la magione di Maher Assad, fratello di Basher e comandante delle truppe di élite siriane.
I saloni e le sfarzose camere da letto dei palazzi Assad appaiono deserti dopo che l’ex leader è fuggito a Mosca con la sua famiglia. Non si sa dove siano invece molte altre figure di spicco della cerchia ristretta del regime.
In un rapporto del 2022 al Congresso, il Dipartimento di Stato USA stimava la ricchezza netta della famiglia Assad fino a 1,6 miliardi di sterline, sulla base di ipotesi sui vasti asset “che si ritiene siano sparsi e nascosti in numerosi conti, portafogli immobiliari, società e paradisi fiscali offshore”. Gli Assad, proseguiva il rapporto, hanno profonde “relazioni clientelari con i maggiori attori economici siriani, utilizzando le loro società per riciclare il denaro proveniente da attività illecite e convogliare fondi al regime. Queste reti penetrano in tutti i settori dell’economia siriana”.
Mentre la famiglia Assad e i notabili del regime si godevano la loro ricchezza, i siriani morivano di fame. Secondo un rapporto della Banca Mondiale del 2022, 14,5 milioni di persone, quasi il 70% della popolazione, vive in povertà, mentre la povertà estrema riguarda una persona su quattro.
Ma sul terreno cosa succede dopo l’inatteso crollo del regime? Israele ha smentito la notizia secondo cui i suoi carri armati avrebbero raggiunto Qatana, a est della zona demilitarizzata che separa le Alture del Golan, e a 25 chilometri appena da Damasco. Era stata l’agenzia Reuters, citando fonti della sicurezza siriana, a dire che le truppe israeliane avevano raggiunto Qatana.
Lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che le alture del Golan, occupate da Israele per quasi 60 anni, rimarranno parte di Israele “per l’eternità”. Il territorio, di altissimo valore strategico, offre un punto di osservazione su Israele, Libano e Siria. Netanyahu ha detto che il controllo delle alture “garantisce la nostra sicurezza e sovranità”, dopo aver ordinato alle truppe di spostarsi in una zona cuscinetto controllata dalle Nazioni Unite che separa il territorio controllato da Israele dalla Siria.
Fonti della sicurezza regionale e ufficiali dell’esercito siriano caduto hanno riferito alla Reuters che nella notte sono continuati pesanti attacchi aerei israeliani contro installazioni militari e basi aeree in tutta la Siria, distruggendo decine di elicotteri e jet, nonché mezzi della Guardia Repubblicana a Damasco e dintorni. Circa 200 raid che avrebbero polverizzato i mezzi dell’esercito siriano.
Intanto il Guardian racconta che il suo reporter William Christou è stato il primo giornalista occidentale ad avere accesso alla prigione di Sednaya, e ha detto “Non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Ma sembrava medievale. C’erano gabbie, e ho visto una protesi di gamba stesa sul pavimento, celle minuscole e anguste, buchi nelle pareti dove venivano stipati i prigionieri, coperte sporche. Un luogo surreale. Per uscire abbiamo girato un’ora, ci siamo bloccati girando in tondo, perché sembrava tutto uguale”.
E il futuro? Lunedì il leader dei ribelli siriani Abu Mohammed al-Jolani ha incontrato il primo ministro siriano uscente, Mohammed al-Jalali, e ha discusso del “trasferimento dei poteri”. Jolani, che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, per sottolineare la sua nuova immagine di moderato, ha incontrato Jalali “per coordinare un trasferimento del potere che garantisca la fornitura di servizi” al popolo siriano, ha affermato una dichiarazione pubblicata sui canali Telegram dei ribelli, mentre un breve video dell’incontro ha mostrato che ha partecipato anche Mohammed Bashir, che guida il “governo della salvezza” dei ribelli nel loro bastione della Siria nord-occidentale.
Hayat Tahrir al Sham, la coalizione di milizie che ha rovesciato Bashar al Assad, ha detto all’agenzia ANSA attraverso un portavoce che il nuovo governo in Siria non imporrà il velo alle donne, né introdurrà alcuna forma di limitazione alle libertà individuali. “In tutti questi anni di amministrazione a Idlib e nelle altre zone liberate non abbiamo mai imposto il velo a nessuno, né ai musulmani né ai curdi, né ai drusi, né ai cristiani. Perché dovremmo cominciare a imporre adesso limiti alle libertà individuali?”, ha detto retoricamente Mazen Jaber, uno dei portavoce di Hts.