Ad Haiti, nella baraccopoli di Cité Soleil, alle porte della capitale Port-au-Prince, si è consumata una strage che ha scosso l’intero Paese. Oltre cento fedeli affiliati alla religione voodoo sono stati brutalmente assassinati con machete e coltelli da una banda guidata da Monel “Mikano” Felix. La carneficina è stata giustificata con accuse di “stregoneria”, mosse contro anziani della comunità ritenuti responsabili della malattia del figlio del capo della gang.
Secondo quanto riportato da organizzazioni per i diritti umani come il National Human Rights Defense Network e il Committee for Peace and Development, il massacro è stato scatenato dalla convinzione di Felix che il figlio, deceduto sabato scorso, fosse stato colpito da una maledizione. Un sacerdote voodoo aveva indicato gli uomini della zona come responsabili, tanto da convincere il boss a ordinare una vendetta feroce. Le vittime, perlopiù ultra-sessantenni, sono state uccise nell’arco di due giorni: 60 nel primo e altre 50 successivamente.
Cité Soleil, una delle aree più povere e pericolose di Haiti, è da anni sotto il rigido controllo delle bande. Questa baraccopoli densamente popolata non solo è teatro di violenze quotidiane, ma è anche isolata dal resto del paese a causa delle restrizioni imposte dai criminali, che limitano perfino l’uso dei telefoni cellulari. Le Nazioni Unite stimano che il gruppo guidato da Felix conti circa 300 appartenenti e operi anche in altri contesti come Fort Dimanche e La Saline, luoghi già segnati in passato da eventi delittuosi.
Questa strage infatti non è un caso isolato. Negli ultimi mesi, le gang hanno intensificato gli attacchi e seminato il caos in interi quartieri di Port-au-Prince. Le autorità haitiane, prive di risorse adeguate, non riescono a contenere l’ondata di violenza che ha costretto migliaia di persone a fuggire. Solo nelle ultime due settimane, oltre 40mila sfollati hanno lasciato la capitale, alimentando una crisi umanitaria già grave.
Neppure il contingente della missione internazionale guidato dal Kenya e supportato dall’ONU, che era arrivato a giugno, è riuscito fino ad ora ad arginare il problema, anche a causa del dispiegamento di forze insufficiente: dei 2.500 agenti previsti, al momento ne sono arrivati solo 400.
Il voodoo, al centro di questa inquietante vicenda, è una religione con profonde radici storiche, riconosciuta ufficialmente nel paese caraibico. Originaria del continente africano si è diffusa nelle Americhe attraverso la tratta degli schiavi. I suoi riti vengono praticati da milioni di persone che credono negli spiriti che a loro avviso dimorerebbero in tutti gli esseri viventi. Pregiudizi e ignoranza continuano a colpire i suoi seguaci, rendendoli facili bersagli di accuse infondate, come in questo caso.
Il massacro di Cité Soleil evidenzia la drammatica combinazione di crisi politica, povertà estrema e violenza che attanaglia Haiti. La mancanza di una risposta efficace da parte delle forze di sicurezza e l’incapacità della comunità internazionale di intervenire in modo deciso lasciano la popolazione sempre più esposta a episodi di ferocia indiscriminata.