Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol non potrà lasciare il Paese. Ad annunciarlo è stato lunedì il commissario per i servizi di immigrazione del ministero della Giustizia di Seul, Bae Sang-up, durante un’audizione parlamentare.
La decisione segue il fallito tentativo del presidente di imporre la legge marziale, revocato dopo appena sei ore in seguito a violenti scontri tra parlamentari e soldati all’interno del parlamento. Sabato scorso il Partito del Potere Popolare (PPP) di Yoon ha boicottato la votazione per l’impeachment del presidente negando la maggioranza dei due terzi necessaria per mettere in stato d’accusa il capo di Stato.
Netta la reazione dell’opposizione: “È un atto illegale e incostituzionale, un secondo colpo di Stato,” ha dichiarato Park Chan-dae, capogruppo del Partito Democratico, che da aprile ha la maggioranza dei seggi al parlamento. Che però si è detto ottimista: “Riusciremo sicuramente a ottenere l’impeachment di Yoon Suk Yeol, che è il rischio più grande per la Repubblica di Corea (…). Riporteremo sicuramente il Paese alla normalità prima del giorno di Natale o della fine dell’anno”.
I vertici del PPP sostengono che Yoon possa rimanere in carica non occupandosi di questioni di stato e delegando i suoi poteri al primo ministro Han Duck-soo – un’interpretazione che Park ha definito “una palese violazione costituzionale”. Secondo la costituzione sudcoreana, il presidente mantiene il comando delle forze armate e il ruolo di capo del governo, a meno che non si dimetta o venga dichiarato incapace.
Le possibilità che Yoon sia in grado di portare a termine i suoi restanti due anni e mezzo di mandato sono però assai esigue. E da un giorno all’altro una manciata di legislatori del PPP potrebbero unirsi agli sforzi dei partiti di opposizione, specialmente se le richieste dell’opinione pubblica dovessero farsi più sonore.
Sabato scorso, Yoon si è scusato pubblicamente per il tentativo di legge marziale, definendolo “un errore dettato dalla disperazione”. Ha promesso di accettare qualsiasi conseguenza legale o politica e di non ripetere mai più un simile atto. L’opposizione ha sporto denuncia contro Yoon, l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun e il comandante della legge marziale Park An-su, accusandoli di insurrezione – un reato punibile con la pena di morte o l’ergastolo.
Il Ministero della Difesa ha dichiarato venerdì di aver sospeso tre comandanti militari, tra cui il capo dell’unità di controspionaggio della difesa, per il loro coinvolgimento nell’applicazione della legge marziale.
Nel fine settimana, decine di migliaia di persone hanno manifestato per le strade che portano all’edificio dell’Assemblea Nazionale, sventolando striscioni contro Yoon. I manifestanti si sono radunati anche di fronte alla sede del PPP, vicino all’Assemblea, chiedendo ai suoi legislatori di votare per l’impeachment di Yoon.
Alcuni esperti, come il professor Leif-Eric Easley dell’Università Ewha, avvertono che l’instabilità potrebbe essere sfruttata da attori internazionali, in particolare dalla Corea del Nord.
“I leader di Russia, Cina e soprattutto Corea del Nord probabilmente guardano con gioia le turbolenze politiche in Corea del Sud, percependo un vantaggio geopolitico”, ha dichiarato Leif-Eric Easley, professore dell’Università Ewha di Seul, al Guardian. “La Corea del Nord probabilmente adotterà un approccio attendista nei confronti di questi eventi, ma non si può escludere che Pyongyang cerchi di sfruttare le divisioni a Seul”.