Nessun imprenditore ha sostenuto Donald Trump in maniera così vigorosa e “generosa” come ha fatto Elon Musk durante l’ultima campagna elettorale. Tuttavia, come rivelato dal NY Times, ora l’uomo più ricco del mondo, nonostante la vittoria del leader MAGA alle urne, potrebbe ritrovarsi un una posizione alquanto scomoda.
Alcuni dei più importanti business di Musk, infatti, sono fortemente legati alla Cina, un Paese che Trump ha giurato di affrontare, dal punto di vista commerciale, con dazi più alti e misure di contenimento. Il 53enne originario di Pretoria si ritrova in pratica tra due fuochi. Basti pensare che la sua azienda più nota, la Tesla, produce metà delle sue auto in Cina. La società vende più auto in questo Paese che in qualsiasi altra nazione, se si escludono gli Stati Uniti, e la concorrenza locale sta diventando sempre più forte.

Le autorità di regolamentazione cinesi non hanno ancora permesso a Tesla di offrire la sua più recente tecnologia di guida assistita e autonoma, mentre hanno concesso alle case automobilistiche locali di promuovere sistemi simili. Per ottenere i permessi, Musk ha fatto appello direttamente al premier Li Qiang. Alcuni esperti hanno suggerito che Pechino potrebbe trasformare Elon in un alleato influente nel tentativo di convincere Trump ad adottare un approccio più conciliante sul commercio.
Molte altre aziende di Musk devono affrontare una concorrenza formidabile da parte delle rivali cinesi. In tal senso, i dazi che potrebbe imporre il tycoon, una volta preso possesso della Casa Bianca, possono avvantaggiare le compagnie del 53enne, almeno sul suolo americano. Lo stesso uomo più ricco del mondo, lo scorso gennaio, aveva affermato: “Francamente, penso che se non si stabiliscono barriere commerciali, la Cina demolirà la maggior parte delle altre aziende del mondo”.
Elon compete in settori globali che il governo cinese finanzia pesantemente: non solo i veicoli elettrici, ma anche le batterie, l’energia solare e i lanci spaziali. Il sistema bancario cinese, controllato dallo Stato, ha aumentato i prestiti netti all’industria a 670 miliardi di dollari l’anno scorso.

La Cina è ora il principale fornitore mondiale di pannelli solari, ma Tesla Energy, in collaborazione con la sudcoreana Qcells, ha ancora voce in capitolo in questo settore. E in un momento in cui il Paese asiatico produce la maggior parte delle gigantesche macchine per la costruzione di tunnel per le metropolitane, sistemi idrici e basi militari, Musk ha fondato la sua Boring Company nel sud del Texas.
Ora, come la maggior parte delle aziende americane in Cina, Tesla si trova ad affrontare potenziali rischi politici. L’amministrazione Biden ha avviato un procedimento normativo per vietare l’importazione o la vendita negli Stati Uniti di auto provenienti dalla Cina o dalla Russia, con connessioni a reti digitali.
Se tale procedimento verrà portato avanti dal governo Trump, Pecchino potrebbe a sua volta limitare le vendite della auto elettriche di Musk. In alcune aree sensibili, il governo cinese ha già proibito la circolazione delle vetture Tesla.
Ora, bisognerà capire in che modo Musk tutelerà i suoi interessi personali, lavorando al contempo a stretto contatto con Trump. Secondo alcuni, “I due più grandi ego del mondo, finiranno per litigare. Non c’è dubbio”.