Estrarre lo sperma dei soldati caduti in guerra per ingravidare le rispettive vedove. La pratica, secondo un’inchiesta del New York Times, sarebbe sempre più frequente in Israele e Ucraina – sollevando al contempo un polverone etico.
Il quotidiano newyorkese sostiene che gli ospedali militari israeliani siano sempre più propensi ad estrarre e congelare il liquido seminale dei militari entro poche ore dalla morte su richiesta principalmente dei genitori dei soldati non sposati, una fascia demografica che costituisce la maggior parte delle forze militari israeliane.
Per farlo non è infatti più necessaria un’approvazione formale del tribunale, anche se per eventuali tentativi futuri di concepimento rimane propedeutica l’autorizzazione del giudice.
L’estrazione postuma di sperma è una procedura relativamente semplice, che prevede il prelievo di tessuto testicolare entro 24-48 ore dalla morte per garantirne la vitalità. Il metodo, sviluppato per la prima volta in California negli anni ’80, si è diffuso a livello globale, anche se rimane vietato in gran parte dell’Europa.
Anche lo sperma meno attivo può portare a una gravidanza, mediante l’iniezione di un singolo spermatozoo in un ovulo. Tra le tecniche di prelievo vi sono l’uso di un ago per estrarre lo sperma direttamente dai testicoli, l’asportazione chirurgica dei testicoli o dell’epididimo, e l’elettroeiaculazione, che utilizza una sonda rettale per stimolare l’eiaculazione.
I critici sostengono che la procedura eluda il principio fondamentale del consenso, poiché solo pochi soldati documentano esplicitamente le loro intenzioni riproduttive, lasciando la decisione alla mercè delle famiglie. Uno studio recente del Ashkelon Academic College ha rilevato che quasi la metà degli uomini israeliani tra i 18 e i 50 anni si oppone all’idea che i propri genitori possano decidere di prelevare e utilizzare il loro sperma dopo la morte.
Attualmente i tribunali israeliani richiedono prove evidenti, come registrazioni scritte, video o messaggi, per dimostrare che il defunto intendesse avere figli. L’assenza di un consenso esplicito ha dato luogo a lunghe battaglie legali e spinto molti a chiedere la necessità di una dichiarazione scritta per procedere con l’estrazione post-mortem.
La questione non riguarda però solo lo Stato ebraico. Anche in Ucraina i soldati hanno volontariamente iniziato a congelare lo sperma prima della partenza. Una legge firmata a marzo dal presidente Volodymyr Zelensky ha agevolato l’iter permettendo alle vedove di usare lo sperma o gli ovuli dei mariti defunti o gravemente feriti. Le autorità di Kyiv si sono fatte carico dei costi per la conservazione delle cellule spermatiche per tre anni dopo la morte del soldato, riconoscendo il legame biologico del genitore defunto sul certificato di nascita del bambino.