“Più volte ho promulgato leggi che non condivido, che ritenevo sbagliate e inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità”. Hanno fatto notizia le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolte il 15 novembre a una platea di ragazzi alla cerimonia dei 25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori. Ma il Capo dello Stato ha solo ribadito il dettato della Costituzione, e ha poi insistito sul suo ruolo di arbitro: “Significa ricordare a tutti i limiti delle proprie attribuzioni e delle sfere in cui operano. Vale per il potere esecutivo, legislativo, giudiziario… È il principio del check and balance“. E infine: “L’immagine del presidente della Repubblica come arbitro l’ho usata anche io, e ho detto che anche i giocatori devono aiutarlo nell’applicazione delle regole”.

Infatti il Presidente della Repubblica non è soltanto il capo dello Stato; rappresenta l’unità nazionale, un ruolo fondamentale che deve essere mantenuto al di sopra di ogni divisione politica e ideologica.
Le prerogative del Presidente sono indicate nella Costituzione sotto titoli diversi, poiché le sue funzioni investono anche le competenze degli altri poteri: il Parlamento, il Governo, la Magistratura.
Per quanto riguarda il funzionamento del Parlamento, il Presidente ha il potere di sciogliere le Camere, di indire le elezioni e di nominare i senatori a vita. In merito all’attività esecutiva o di Governo nomina il Presidente del Consiglio e su proposta di quest’ultimo, i Ministri. Il Presidente della Repubblica è il capo Supremo delle Forze Armate e presiede il Consiglio Supremo di Difesa. Nel campo della giurisdizione costituzionale nomina cinque giudici della Corte Costituzionale. Riguardo all’amministrazione della giustizia, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura e ha la facoltà di concedere grazie e commutare le pene.

La figura del Presidente, paragonata a quella dell’arbitro, costituisce una metafora efficace che evidenzia la necessità di garantire il rispetto delle regole costituzionali. Come gli arbitri, il Presidente deve mettere da parte le proprie convinzioni personali per perseguire il bene comune. Assunta la carica, è fondamentale superare le precedenti appartenenze politiche e operare al di sopra delle contese ideologiche.
La credibilità del Presidente si fonda sulla sua capacità di agire come mediatore e garante, promuovendo dialogo e cooperazione in un panorama politico spesso frammentato. E’ il custode della legalità e il tutore dell’equilibrio tra i poteri dello Stato. Si tratta di un compito delicato che richiede un costante richiamo al rispetto dei limiti e delle attribuzioni di ciascun potere – legislativo, esecutivo e giudiziario – per prevenire conflitti e promuovere una sinergia istituzionale proficua.

Ogni organo dello Stato costituisce un elemento essenziale di un sistema più ampio, concepito per operare in armonia e al servizio dell’interesse generale. La separazione dei poteri rappresenta un pilastro della democrazia moderna, che assegna a ciascuna istituzione competenze precise, impedendo interferenze indebite nell’esercizio delle rispettive funzioni.
Il principio dei checks and balances – l’equilibrio dei poteri- garantisce la stabilità dell’ordinamento, il corretto funzionamento delle istituzioni e il rispetto tra organi dello Stato. Il Presidente vigila affinché questo equilibrio sia preservato e il processo democratico si svolga nel rispetto delle regole.
Fondamentali in questo sistema sono anche gli organi indipendenti, come le autorità di vigilanza e la Corte Costituzionale, massimo organo di garanzia e controllo sul rispetto e la compatibilità dei principi contenuti nella Carta non solo con le norme ma anche con i comportamenti tenuti dalle istituzioni.

/ Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica
L’immagine del Presidente come arbitro è senz’altro suggestiva, ma da sola non basta. Affinché il sistema democratico possa funzionare, non solo è necessaria la presenza di un arbitro autorevole: è indispensabile che anche i giocatori, ovvero i diversi organi dello Stato, collaborino insieme, rispettando le regole condivise.
Nei momenti di crisi o di paralisi istituzionale, il ruolo del Presidente diventa determinante. In queste circostanze, spetta al capo dello Stato intervenire con equilibrio e saggezza per ricomporre le fratture e riavviare il dialogo tra le istituzioni, sempre nel rispetto dei principi costituzionali. Non si tratta di esercitare un potere di governo diretto, ma una funzione essenziale per preservare la democrazia.
Come mediatore esperto, il Presidente interviene nelle fasi di maggiore complessità politica e istituzionale, esercitando le sue prerogative per risolvere le criticità. Il suo ruolo è particolarmente decisivo durante le crisi politiche, quando l’appello all’unità nazionale e al dialogo costruttivo diventa essenziale per ripristinare il funzionamento del confronto democratico.

Il Presidente non deve eliminare le differenze di opinione, fondamentali in una democrazia, ma creare le condizioni per un confronto costruttivo, guidato dal rispetto delle regole e dall’interesse della Nazione.
La complessità del ruolo richiede spesso decisioni che possono non rispecchiare le convinzioni personali di chi ricopre questa alta carica.
La promulgazione delle leggi è un passaggio cruciale del processo legislativo, che coinvolge Camera e Senato. Il Presidente, come stabilito dalla Costituzione, ha il dovere di promulgare le leggi regolarmente approvate, anche se non le condivide personalmente. L’unica deroga si verifica in presenza di evidenti violazioni della Costituzione: in questo caso, il Presidente ha l’obbligo di non promulgare.

Il potere di vigilanza, fissato dall’articolo 74 della Costituzione, consente al capo dello Stato di rinviare una legge alle Camere con un messaggio motivato, spiegando le ragioni della mancata promulgazione.
Tuttavia, se le Camere riapprovano il testo nelle sua formulazione originaria, il Presidente è obbligato a promulgare, anche in presenza di dubbi costituzionali. In questa eventualità, spetta alla Corte Costituzionale valutare la legittimità della legge rispetto ai principi stabiliti dalla Carta Costituzionale.
Spesso capita di sentir dire: ” Il Presidente non firmi questa legge perché è sbagliata” o al contrario, “Se l’ha firmata, vuol dire che la condivide”. Queste affermazioni dimostrano una scarsa comprensione del ruolo del Presidente della Repubblica nel sistema democratico italiano. Il capo dello Stato non può valutare il merito o l’opportunità politica di una legge approvata dal Parlamento. Gli appelli a non firmare sulla base di considerazioni politiche o di opportunità sono dunque fuorvianti.
La responsabilità politica e legislativa appartiene al Parlamento, espressione diretta della volontà popolare.
Il Presidente deve rispettare il processo democratico, promulgando le leggi regolarmente approvate, garantendo così il corretto funzionamento delle istituzioni.
Nelle ultime legislature, i Presidenti hanno frequentemente adottato la cosiddetta promulgazione dissenziente, che non blocca l’entrata in vigore delle leggi, ma consente di sollevare rilievi critici.
Questa prassi, ormai consolidata, ha in parte sostituito il potere di rinvio previsto dall’art. 74 della Costituzione. Il procedimento avviene tramite lettere ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio, nelle quali vengono evidenziate criticità che richiedono interventi correttivi.
Da un punto di vista giuridico e istituzionale, il Presidente della Repubblica si conferma una figura centrale e incisiva nel panorama politico italiano. La sua capacità di orientare i processi decisionali, attraverso interventi tempestivi e mirati, si rivela particolarmente determinante nei momenti di crisi, garantendo la stabilità e la salvaguardia dei delicati equilibri della democrazia del Paese.