Uno degli otto dipinti della serie New York Skyscrapers, creati da Warhol per la Trump Tower, è stato venduto ieri dalla casa d’aste Phillips per 952.500 dollari.
Era il 1981, quando Donald Trump iniziò la costruzione dell’omonima torre sulla Fifth Avenue, nel cuore pulsante di New York, ma l’ambizioso imprenditore immobiliare aveva anche un altro progetto: adornare la hall del suo primo grattacielo con opere d’arte straordinarie.
L’incarico, per la realizzazione di una serie di ritratti dedicati all’edificio, venne affidato a Andy Warhol, all’epoca un giovane artista pop emergente. Tuttavia, la collaborazione, che avrebbe potuto segnare un punto d’incontro tra i due personaggi che hanno influenzato la storia americana, si trasformò in una vicenda spiacevole, poiché il tycoon non apprezzò le opere commissionate.
Secondo quanto riportato dai diari di Warhol, l’incontro con “The Donald” e la moglie Ivana avvenne tramite Marc Balet, un architetto che collaborava già con il magnate per il design della Trump Tower.
Il creativo realizzò: quattro tele in argento e quattro in oro, impreziosite da “polvere di diamante” e glitter, pensate per riflettere lo splendore della struttura. Ogni set aveva un prezzo di 100.000 dollari, ma quando i dipinti furono mostrati ai coniugi, la reazione fu tutt’altro che entusiasta.
Trump giudicò i quadri non in linea con i colori dell’arredamento, e decise di non acquistarli. Warhol, deluso, annotò nei suoi taccuini che il tycoon gli era apparso “economico” e incapace di apprezzare il valore del suo lavoro.
Le opere finirono successivamente nelle mani di un mercante d’arte svizzero e vennero poi vendute a collezionisti privati, due adesso fanno anche parte della collezione del Warhol Museum di Pittsburgh, in Pennsylvania.
La frustrazione del pittore nei confronti del magnate non svanì mai completamente. Nei suoi diari, l’artista tornò più volte sull’argomento, menzionando l’episodio con una punta di amarezza.