Donald Trump non perde tempo: vuole il braccio di ferro con il Congresso per procedere con le scelte per la sua amministrazione e ottenere quei poteri assoluti da lui invocati durante la campagna elettorale. Per cercare di aggirare l’approvazione in aula dei suoi ministri, rilancia nomine controverse creando uno scontro istituzionale.
La sua decisione di nominare Matt Gaetz, il discusso parlamentare sotto inchiesta della Commissione etica della Camera, come ministro della Giustizia, di indicare l’ex deputata dem, Tulsi Gabbard, alla National Intelligence, e di scegliere per la Sanità Robert Kennedy Jr., un no vax e complottista, è parte della manovra – il “recess appointments”, arcaico e raro – che gli permetterebbe di affidare gli incarichi sorpassando completamente il voto al Senato.

“Qualsiasi repubblicano che voglia una posizione di leadership al Senato – aveva scritto nei giorni scorsi Trump in un post sul suo sito Truth Social – deve accettare il “recess appointment”, senza il quale non potremo avere le persone confermate velocemente”. Finora i senatori del GOP non si sono pronunciati e il suo tentativo di eludere l’esame del Senato resta molto incerto perché alla Camera Alta, dopo che l’attempato Mitch McConnell ha passato la mano, è stato eletto un repubblicano vecchio stampo, John Thune, e non Rick Scott che Trump sosteneva.
Secondo CNN, dopo questa debacle Trump si è messo personalmente al telefono per chiamare senatori repubblicani affinchè venga confermato Matt Gaetz che lui vuole a tutti i costi che diventi il prossimo Attorney General.
La sezione 2 dell’articolo 2 della Costituzione permette al presidente di riempire tempestivamente importanti incarichi non attendendo il parere del Senato, usando una norma costituzionale varata in altri anni, quando gli spostamenti per votare richiedevano settimane. Negli ultimi 40 anni questo meccanismo è stato già adottato dai presidenti, limitandosi alla nomina di magistrati federali. Bill Clinton utilizzò il “recess appointment” per 139 incarichi, George W.Bush per 171, ma mai per indicare ministri.
Anche Barack Obama usò questa misura 32 volte, ma nel 2014 con una sentenza la Corte Suprema limitò il potere del presidente di usare il recess appointment. Fu stabilito infatti che il capo della Casa Bianca può farlo solo dopo che il Senato non è stato in sessione per almeno 10 giorni. Per questo, anche durante le settimane di chiusura, un senatore di turno, ogni giorno, apre e chiude la seduta del Senato. E così da allora nessun presidente ha più potuto fare nomine di questo tipo.
Nelle sue telefonate Trump chiede ai senatori repubblicani di rinunciare volontariamente a esercitare il proprio ruolo costituzionale di “check and balance”, gli equilibri tra i poteri dello Stato, sulle scelte presidenziali, invocando la necessità di impedire l’ostruzionismo della minoranza dem. Ma questa strategia, secondo il New York Times, viene contrastata da molti senatori repubblicani non disposti a compiere questo passo, soprattutto per queste nomine così controverse.
Per ora la Commissione Etica della Camera, che ha indagato Matt Gaetz per le sue trasgressioni sessuali, non ha potuto pubblicare il rapporto perché il deputato della Florida si è dimesso subito dopo che Trump lo ha proposto per la nomina di Attorney General. Una volta lasciato l’incarico l’indagine si è conclusa. Mike Johnson, speaker della Camera, si oppone al fatto che il rapporto venga pubblicato ora che Gaetz non è più deputato.
Ieri sera parlando al programma “NetFront” della CNN, l’avvocato Joel Leppard, che rappresenta due delle donne che hanno testimoniato di fronte alla Commissione Etica della Camera, ha dichiarato che le sue clienti sono state pagate per “favori sessuali” da Gaetz e che una delle due ha raccontato di aver assistito nel 2017 a un rapporto tra l’ex deputato e una minorenne.
Nei giorni scorsi era stato rivelato che la stessa donna ha testimoniato di aver avuto rapporti con il repubblicano quando aveva 17 anni. I repubblicani avranno nel prossimo Congresso una maggioranza di 53 senatori, contro 47 democratici, quindi sarebbe necessaria l’opposizione di almeno 4 repubblicani per bloccare la ratifica di Gaetz. Secondo le stime di Politico, sono quasi una decina i repubblicani che al momento sono contrari alla conferma di Gaetz anche perché molti sono convinti che alla fine il rapporto etico in qualche modo verrà reso noto e non vogliono essere corresponsabili della sua nomina.
Il New York Times comunque conferma che il presidente eletto non arretra di un passo e riferisce delle telefonate che sta facendo per Gaetz, ma spiega che dietro ci sarebbe una strategia tutta trumpiana. Cioè quella di usare la nomina inaccettabile di Gaetz per abbassare la soglia dello standard di accettabilità, e permettere che altre nomine, altrettanto controverse, siano ratificate più facilmente al Senato. Ragionamento che può valere per il conduttore di Fox, Pete Hegseth, che secondo indiscrezioni avrebbe tatuata una svastica, proposto per diventare ministro della Difesa, e Tulsi Gabbard, accusata in passato di ripetere la propaganda russa, alla guida della National Intelligence e il no vax e complottista Robert Kennedy Jr. alla Salute.
“Donald Trump è una forza bruta che sconvolge sistema”, afferma Steven Bannon a Newsweek. L’ex guru politico sostiene che Trump stia sovvertendo completamente l’approccio al processo delle nomine perché dopo la vittoria elettorale sente il partito repubblicano completamente sottomesso a lui, e quindi crede di avere la forza per cambiare le regole del gioco per imporre queste nomine.