Sarà addio a Google Chrome? Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) starebbe cercando di imporre al colosso di Mountain View la vendita forzata del suo browser per contrastare il monopolio di Google sulle ricerche online e il crescente peso dell’azienda nel settore dell’intelligenza artificiale.
In una serie di documenti depositati lo scorso mese al giudice federale Amit Mehta, il DoJ ha suggerito “rimedi strutturali” per impedire a Google di sfruttare alcuni dei suoi prodotti per rafforzare la propria posizione dominante nel mercato tech. Secondo fonti riportate da Bloomberg, oltre alla vendita di Chrome, Washington avrebbe intenzione di attuare altre misure riguardanti l’intelligenza artificiale e il sistema operativo Android, utilizzato dalla maggior parte degli smartphone a livello globale.
Non si è fatta attendere la risposta di Google, che ha definito le proposte come un “abuso di potere” dell’amministrazione federale che finirebbe per danneggiare i consumatori. “L’agenda radicale del DoJ va ben oltre la legge e rischia di compromettere l’innovazione e la leadership tecnologica americana in un momento cruciale,” le parole di Lee-Anne Mulholland, vicepresidente per gli affari regolatori dell’azienda.
L’azione contro Google richiama alla memoria il celebre caso antitrust contro Microsoft negli anni ’90. All’epoca, il governo statunitense cercò di spezzare il monopolio della società di Redmond sul mercato software. Nel 2000, un giudice si pronunciò a favore della divisione dell’azienda, ma la sentenza fu poi ribaltata in appello, e il caso fu infine abbandonato.
Anche per Google, la posta in gioco è altissima. Parallelamente al procedimento negli Stati Uniti, iniziato sotto l’amministrazione Trump e proseguita sotto quella di Biden, il gigante tech era finito sotto la lente dell’antitrust britannica, anche se Londra ha deciso di chiudere l’indagine sulla partnership con Anthropic, azienda americana specializzata in modelli di intelligenza artificiale. Le autorità di Londra hanno recentemente stabilito che l’investimento da 2 miliardi di dollari da parte di Google non conferiva all’azienda un controllo significativo sulle politiche commerciali di Anthropic, non superando quindi le soglie previste dalla normativa britannica sulle fusioni.
Google ha ora tempo fino al 20 dicembre per presentare le sue proposte di rimedio al DoJ. Una decisione a favore del governo potrebbe ridurre significativamente il potere dell’azienda e aprire nuove opportunità per i competitor. Oppure, come già avvenuto in passato, Google potrebbe scegliere di portare avanti una lunga e ostica battaglia legale, mettendo alla prova la presa di Washington sui propri megaplayer digitali.