Dopo gli afroamericani, ora è il turno degli ispanici e dei membri della comunità LGBTQ. Secondo la FBI, infatti, nei giorni che hanno succeduto le elezioni, migliaia di questi ultimi hanno ricevuto messaggi razzisti, proprio come era accaduto a centinaia di ragazzi di colore in tutto il Paese, nelle scorse settimane.
I federali hanno comunicato che gli sfortunati destinatari sono stati informati di essere stati selezionati per l’espulsione dal Paese. Altri sono stati istruiti a recarsi in un “campo di rieducazione” per persone LGBTQ, un apparente riferimento alla terapia di conversione o ad altre pratiche coercitive volte a modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona.
Secondo gli inquirenti, in alcuni messaggi i mittenti facevano riferimento a Trump e dicevano di fare parte della sua amministrazione. Rumors prontamente smentiti dallo staff del presidente eletto.
Diana Brier, 41 anni, che si identifica come lesbica, ha detto al NY Times di essere rimasta scioccata dopo essere stata contattata. Il messaggio ricevuto faceva riferimento a un ordine esecutivo e le intimava di registrarsi per essere trasportata in un luogo non rivelato per un “campo di rieducazione”. Il testo, inoltre, menzionava Trump e la data del suo insediamento. “La tempistica non è una coincidenza”, ha detto la signora Brier, “Tra i miei amici queer c’è molta preoccupazione per quello che ci accadrà”.
Al momento, l’FBI non ha rivelato come i mittenti abbiano ottenuto i contatti delle persone minacciate, né se dietro a questa nuova ondata di messaggi si cela la stessa mano di chi, solo poche settimane fa, aveva allertato gli afroamericani. L’indagine dei federali è ancora in corso, e ad oggi non sono stati segnalati episodi violenti collegati a questi sms.
Sulla vicenda è intervenuto anche Roman Palomares, presidente nazionale della Lega dei Cittadini Latinoamericani Uniti, che ha condannato con forza questi episodi, che non fanno altro che alimentare il panico in un momento in cui la comunità latina teme una deportazione di massa. “Questa è una strategia della paura”, ha detto, “a volte la gente finisce per crederci davvero”.
“L’odio non ci farà tacere”, ha invece affermato Kelley Robinson, presidente della Human Rights Campaign, un gruppo per i diritti civili a sostegno della comunità LGBTQ, secondo cui questi messaggi potrebbero ben presto comportare delle conseguenze pericolose.