“A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali”. Papa Francesco lo scrive nel suo nuovo libro La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore, che sarà in libreria per le edizioni Piemme da martedì in Italia, Spagna e America latina, a cura di Hernaín Reyes Alcaide. Il quotidiano La Stampa ne ha anticipati alcuni brani.
Il capo della Chiesa cattolica torna così su un tema che gli è caro, la condanna del conflitto israelo-palestinese, spesso espressa in interventi pubblici e negli Angelus domenicali. Si legge nel libro che “le porte aperte di nazioni come la Giordania o il Libano continuano a essere la salvezza per milioni di persone in fuga dai conflitti della zona: penso soprattutto a chi lascia Gaza nel pieno della carestia che ha colpito i fratelli palestinesi a fronte della difficoltà di far arrivare cibo e aiuti nel loro territorio”.
Bergoglio torna anche sul tema dei migranti e del colonialismo moderno che continua a provocare tragedie economiche e non solo in Africa, parlando dei diamanti insanguinati del Congo: “Ricordo che nel mio viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, nel 2023, affrontai il problema del saccheggio odierno di alcune nazioni: c’è quel motto che esce dall’inconscio di tante culture e tanta gente: “L’Africa va sfruttata”, questo è terribile. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un “colonialismo economico”, altrettanto schiavizzante (…) Quando sentiamo questo o quel leader lamentarsi dei flussi migratori provenienti dall’Africa verso l’Europa, quanti di quegli stessi dirigenti si interrogano sul neocolonialismo che esiste ancora oggi in molte nazioni africane?”.
Invece la politica, torna a ribadire il Papa, dovrebbe occuparsi di integrazione: “Una volta accolti e poi protetti, i migranti vanno promossi. Nel chiedere che si aprano loro le porte, esorto anche a favorire il loro sviluppo integrale, a dare loro la possibilità di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore”.
E quindi “nessuno può pensare di affrontare la questione isolatamente attraverso leggi più restrittive e repressive, talvolta approvate sotto la pressione della paura o in cerca di vantaggi elettorali. Al contrario, così come vediamo che c’è una globalizzazione dell’indifferenza, dobbiamo rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, affinché le condizioni degli emigranti siano umanizzate”.