Sempre più anziani ricorrono all’utilizzo della cannabis per alleviare l’insonnia, i problemi legati all’ansia e al dolore, ma in diversi la usano anche per gestire i sintomi della demenza.
I medici che prescrivono il prodotto a pazienti con la malattia, hanno osservato miglioramenti legati all’insonnia, all’appetito e all’umore, anche se gli studi sullo specifico utilizzo sono ancora sperimentali e eseguite su piccola scala.
Il dottor Jeffrey Hergenrather, medico generico a Sebastopol, in California, che ha una specializzazione sull’utilizzo della pianta in medicina, ha affermato che circa il 20% dei pazienti che chiedono una consulenza soffrono di demenza. Molti di questi, assieme ai loro caregiver, cercano alternative dopo che i farmaci tradizionali non hanno dato risultati soddisfacenti o hanno causato effetti collaterali indesiderati.
La direttrice dell’organizzazione no profit, National Council of Dementia Minds, Brenda Roberts, spiega che l’uso della sostanza è una pratica abbastanza comune tra le persone affette da tale condizione neurologica. Anche il marito, Mark Roberts, di 72 anni, a cui dieci anni fa è stata diagnosticata una demenza vascolare, assume cannabis liquida due volte al giorno per gestire ansia e crisi di aggressività mentre una dose più alta di THC gli viene somministrata per riposare meglio.
Nonostante i benefici, il prodotto può causare sonnolenza, aumentare il rischio di cadute e compromettere ulteriormente le capacità cognitive, come osserva il dottor Jacobo Mintzer, psichiatra e professore alla Medical University of South Carolina. La maggior parte dei medici infatti consiglia il preparato a persone che sono nelle fasi intermedie o avanzate della malattia.
Generalmente, i sanitari prescrivono una combinazione di THC e CBD, il principale componente psicoattivo della marijuana e una sostanza che non produce effetti psicotropi ma ne potenzia le proprietà benefiche.
Il dottor Ronald Petersen, professore di neurologia presso la Mayo Clinic, un’organizzazione americana senza scopo di lucro, osserva che seppure la ricerca sugli effetti della cannabis in pazienti con demenza sia ancora limitata, il potenziale effetto calmante può giovare ai pazienti, pur senza intervenire direttamente sulla patologia. Recenti studi mostrano che 5 milligrammi di THC sintetico somministrati due volte al giorno riducono notevolmente l’agitazione nei soggetti rispetto al placebo, con presentazione di effetti collaterali limitati.