Vivian Jenna Wilson, la figlia transgender di Elon Musk, ha dichiarato pubblicamente la sua intenzione di lasciare gli Stati Uniti, paese che, sente sempre meno come un luogo accogliente e sicuro per la comunità LGBTQ+.
La ventenne, ha espresso il suo proponimento in un post sulla piattaforma Threads: “Ci pensavo da un po’, e ora ne ho avuto la conferma. Non vedo il mio futuro in America”.
La rielezione di Donald Trump alla presidenza sembra aver rafforzato in lei questa consapevolezza e alimentato i timori per possibili leggi anti-trans e per il clima di divisione sociale, che considera persistente.
La ragazza e il gemello, sono nati dalla relazione del miliardario con la scrittrice canadese Justine Wilson, dal 2022 ha interrotto ogni rapporto con il padre che non voleva cambiasse ufficialmente nome e genere.
Wilson ha manifestato apertamente il disaccordo nei confronti delle posizioni del genitore, oggi convinto sostenitore di politiche conservatrici e critico dell’ideologia “woke”. Nel suo messaggio, la giovane ha invitato i sostenitori di “The Donald” a lasciare la sua pagina e ha diretto le proprie accuse ai “politici e oligarchi” che, secondo lei, hanno alimentato il clima di ostilità nel paese.
Musk, noto per le sue dichiarazioni controverse, ha risposto ai cambiamenti della figlia con dure parole. In un’intervista con l’influencer Jordan Peterson, ha dichiarato di essere stato ingannato nel firmare i documenti per l’intervento di transizione di Vivian, al tempo nota come Xavier. L’amministratore delegato di Tesla, ha continuato a riferirsi alla figlia con pronomi maschili e ha definito il cambio di genere come il fattore decisivo che lo ha spinto ad abbracciare le politiche di destra.
Questa frattura familiare mette in luce le tensioni profonde che attraversano oggi la società americana, esacerbate dalle nuove divisioni politiche e culturali. Da una parte, Wilson che rappresenta le voci della nuova generazione LGBTQ+, decisa a rivendicare il proprio spazio e i propri diritti; dall’altra, Musk che incarna il crescente fronte conservatore che guarda con sospetto alle richieste di inclusività e uguaglianza della comunità transgender.
Intanto dopo le elezioni, molti americani intimoriti da una seconda presidenza di Donald Trump, si sono affrettati a cercare opportunità per trasferirsi all’estero. Da un sondaggio di Google le ricerche sarebbero indirizzate verso paesi come Canada, Nuova Zelanda e Australia con incrementi del 1.270% per la prima destinazione, del 2.000% per la seconda e dell’820% per la terza.
Il sito Immigration New Zealand ha visto un aumento significativo di nuovi utenti statunitensi, passando da 1.500 a 25.000 rispetto allo stesso giorno dell’anno precedente. La preoccupazione principale tra gli americani riguarda il timore che la democrazia nel paese sia minacciata, un sentimento amplificato dalla polarizzazione sociale e politica alimentata dalla campagna elettorale del tycoon L’intensificarsi delle divisioni su temi come la razza, il genere e i diritti riproduttivi, spingono a cercare una nuova vita in un ambiente ritenuto più stabile.