Solo dal 7 al 20 ottobre, la campagna di Trump e i gruppi a favore di Trump hanno speso circa 95 milioni di dollari in pubblicità, di cui oltre il 41% contro le persone transgender. Più soldi sono stati spesi su questo tema che su immigrazione, aborto e problema della casa, soprattutto negli Swing States che quest’anno sono particolarmente combattuti, come la Pennsylvania.
Eppure negli Usa le persone transgender rappresentano lo 0,6% della popolazione. Perché questo accanimento contro di loro? Secondo una esperta consultata da PBS, la giornalista transgender Erin Reed, è “uno dei temi cruciali di questa coda di campagna elettorale”, ed è un modo per spaventare e attirare la popolazione maschile, distraendola dal fatto che l’economia va bene, l’inflazione rallenta e il flusso dei migranti è molto diminuito.
Kamala Harris, affermano gli spot, “vuole far competere gli uomini nello sport contro le nostre ragazze” e vuole usare il denaro dei contribuenti per aiutare i criminali in carcere a cambiare sesso.
La pubblicità anti trans è stata trasmessa in particolare durante grandi eventi sportivi, e sottolinea i supposti rischi di dedicare risorse sanitarie alla chirurgia per le persone transgender e di lasciar entrare nel paese migranti che potrebbero chiedere asilo, o farsi operare gratis prima di rientrare a casa, ‘sprecando’ risorse nazionali.
Il “gender gap” sembra particolarmente forte in questa elezione presidenziale; secondo i sondaggi la maggioranza delle donne vota per Harris (ma non la maggioranza delle donne bianche), mentre la maggioranza degli uomini (soprattutto degli uomini bianchi) vota per Trump. Le donne rappresentano anche la maggioranza degli elettori che hanno scelto il voto anticipato.
Non si può sapere cosa abbiano votato, naturalmente, ma a fronte di quella che si profila come un’affluenza record, è possibile che l’alta percentuale femminile alle urne favorisca la candidata democratica. Di qui l’esigenza per la campagna repubblicana di incitare le paure dell’elettorato maschile conservatore, anche prendendo a bersaglio una minoranza così minuscola.
D’altra parte, la campagna anti trans in tutto il mondo trova fertile terreno anche in certe fasce di femminismo “della differenza” che considerano gli uomini diventati donne vere e proprie usurpatrici delle prerogative femminili – una posizione pubblicamente e reiteratamente affermata per esempio dalla creatrice britannica della saga di Harry Potter, JK Rowling.