Una valanga di accuse e, per ora, nessuna prova per sostenerle. Un copione che si ripete quello recitato dall’ex presidente Trump sui brogli elettorali.
La Pennsylvania “sta imbrogliando e li abbiamo scoperti, ad un livello visto raramente” scrive su Truth Social. Ma le sue denunce vengono smentite anche dagli stessi repubblicani. Il massimo funzionario elettorale dello stato, il segretario repubblicano del Commonwealth Al Schmidt, ha affermato che finora non ci sono irregolarità elettorali.
La scorsa settimana, i funzionari della contea di Lancaster hanno annunciato che stavano esaminando circa 2.500 moduli di registrazione degli elettori e non tutti i moduli potevano essere verificati perché le informazioni fornite non risultavano in nessun database. Secondo il procuratore distrettuale della contea di Lancaster Heather Adams, il 60 percento di questi moduli sarebbero invalidi. Stessa cosa anche nella contea di York. Sembrerebbe che le richieste di registrazione siano state fatte da un gruppo di sondaggio pagato. Per ora le indagini continuano e gli inquirenti non hanno voluto identificare l’organizzazione, la stessa che le ha fatte in due contee differenti nello stesso stato, che le ha consegnate.
Accuse di frode elettorale e falsa testimonianza per un giovane residente cinese che, secondo i procuratori del Michigan, avrebbe votato per le elezioni presidenziali senza essere cittadino americano. Un solo voto che dà fiato alle accuse del voto dei ‘non-cittadini’.

Secondo la Cnn, un giovane cinese – studente dell’Università del Michigan – ha espresso il suo voto domenica e ha poi contattato i funzionari elettorali locali nel corso della giornata nel tentativo di riavere la scheda, dopo che aveva capito che rischiava l’espulsione dal Paese.
Molte delle accuse dei brogli finiscono anche nel ridicolo dopo che Cliff Maloney, uno dei suoi “cacciatori di voti illeciti” assunto dal partito repubblicano, denuncia, senza prove, brogli nella contea di Erie, dove ha postato su X un indirizzo in cui 55 persone avevano chiesto di registrarsi per votare affermando che “è una chiesa dove non abita nessuno”. Ma l’indirizzo è quello di un convento dove le 55 suore benedettine hanno fatto la richiesta per votare.
In North Carolina, dove la commissione elettorale statale aveva imposto, mentre la richiesta è solo facoltativa, che nel modulo di registrazione per votare ci fosse il numero della patente di guida o il numero del Social Security, la magistratura si è rifiutata di cancellare le domande di registrazione usate da 225.000 elettori che avevano utilizzato il modulo.

Nel Wisconsin, due gruppi MAGA, “Keep Our Republic” e “North of 29” hanno chiesto il boicottaggio del voto con le macchine per il voto elettronico perché gli elettori e i funzionari locali non si fidano di questo sistema elettorale. Nelle elezioni del 2020 dodici persone su 3 milioni e 300 mila voti espressi sono state denunciate perché avevano votato senza averne diritto: erano ex detenuti da poco tornati in libertà che non sapevano che non potevano votare.
In Nevada, una richiesta del partito Repubblicano di annullare migliaia di richieste di registrazione elettorale è stata presentata così tardi che non ha avuto alcuna possibilità di un’udienza legale completa prima delle elezioni.
Lo scopo dell’ondata di contenziosi, scrive il Wall Street Journal, non è quello di vincere quanto di preparare il terreno per il caos e ulteriori sfide, qualora Trump finisse per perdere il 5 novembre.
Nelle elezioni del 2020 per cercare di invertire il risultato elettorale in Michigan, Trump invitò i dirigenti repubblicani dello stato alla Casa Bianca, cercando di convincerli a capovolgere i voti elettorali dello stato. Fece anche pressione sui funzionari in Pennsylvania, Arizona e Georgia, licenziò Christopher Krebs, il direttore della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, il funzionario federale per la sicurezza elettorale, che contestò le sue false affermazioni di frode, discusse un potenziale intervento militare, presentò e fece presentare decine di denunce nei tribunali e passò settimane a tentare di forzare il suo vicepresidente non rispettare il suo dovere costituzionale. Tutto questo prima del 6 gennaio.
“Quattro anni dopo, alla vigilia di un altro voto molto ancora più pesante per lui – scrive il Wall Street Journal – Trump sta gettando e basi per poi poter contestare ancora una volta i risultati. Quest’anno può contare su un esercito di 200.000 “osservatori elettorali” che per ora si limitano solo ad una campagna di disinformazione, e sui suoi avvocati che hanno già presentato oltre 100 cause legali, concentrate nei sette stati chiave, che apparentemente cercano di garantire il processo di voto ma in realtà sono progettate per aiutare ad alimentare le bugie di Trump sulle frodi diffuse”.
Una ipotesi azzardata questa del giornale finanziario perché l’Electoral Count Reform Act del 2022, varata dopo il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, rende più difficile per i legislatori respingere i risultati certificati degli stati. Ma le recenti accuse dei brogli senza che le elezioni si siano ancora effettuate, offre molti motivi di preoccupazione.