Più di 500 dipendenti di Amazon hanno inviato mercoledì una lettera all’amministratore delegato dell’unità AWS, Matt Garman, per sollecitare l’inversione della politica di rientro in ufficio per 5 giorni a settimana, e per respingere la sua affermazione secondo cui la regola avrebbe un ampio sostegno.
“Siamo rimasti sconcertati dalla spiegazione che lei ha fornito per giustificare l’imposizione da parte di Amazon di un mandato di cinque giorni in ufficio”, affermano i dipendenti nella loro lettera. L’amministratore delegato Garman, in occasione di una riunione con tutti i lavoratori dell’unità di cloud computing, tenutasi il 17 ottobre, ha dichiarato che nove persone su dieci sarebbero favorevoli alla politica di rientro in ufficio, che entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno.
Un portavoce di Amazon ha dichiarato che l’azienda offre, tra le altre cose, benefit per i pendolari, assistenza agli anziani e tariffe agevolate per il parcheggio, per agevolare il lavoro in ufficio. Garman aveva detto di essere “piuttosto entusiasta di questo cambiamento” e che, con l’attuale politica dei tre giorni a settimana non si poteva più andare avanti.
Il cambiamento, annunciato a settembre dall’amministratore delegato di Amazon Andy Jassy, ha suscitato enormi polemiche all’interno dell’azienda. Molti dipendenti, infatti, sostengono che in questo modo perderanno molto più tempo per raggiungere il loro posto di lavoro, spendendo inoltre anche più soldi per gli spostamenti. Alcuni hanno dichiarato di voler lasciare l’azienda. Amazon ha applicato questa nuova politica chiedendo a molti lavoratori di recarsi negli uffici regionali, di trasferirsi a Seattle o di “dimettersi volontariamente”.
“I commenti di Garman non riflettono alcun dato indipendente”, si legge nella lettera, e “infrangono la fiducia dei vostri dipendenti, che non solo hanno un’esperienza personale che dimostra i benefici del lavoro da remoto, ma hanno visto i numerosi dati che supportano tale esperienza”.
La richiesta di cinque giorni in ufficio a settimana avrebbe inoltre un impatto particolare sulle classi protette di lavoratori, come quelli affetti da neurodiversità o aventi dei figli, e “non rispetta quello che è il motto di Amazon: ‘Sforzarsi di essere il miglior datore di lavoro della Terra’”.
Nella missiva inviata ai dirigenti, sono allegate anche le storie di numerosi dipendenti, per i quali lavorare 5 giorni in ufficio sarebbe un serio problema, anche a causa delle loro situazioni familiari e delle loro condizioni di salute. “Un tempo ero orgoglioso del mio lavoro ed entusiasta del mio futuro qui”, ha detto uno di questi ultimi, “Ora non più”.