Dal 6 al 12 novembre, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, visiterà la Repubblica Popolare Cinese. La missione annunciata oggi celebra il ventesimo anniversario del Partenariato Strategico Globale e il settecentesimo anniversario dalla scomparsa di Marco Polo, simbolo dell’incontro tra Occidente e Oriente.
L’Italia vanta una lunga storia di relazioni con la Cina, sviluppate grazie all’attività di mercanti e missionari. Personalità come Marco Polo, commerciante e viaggiatore veneziano, e Matteo Ricci, gesuita, hanno avuto un ruolo chiave nel promuovere il dialogo tra le civiltà europea e cinese. L’Italia si è affermata come una delle principali fonti della cultura occidentale, dal periodo romano al Rinascimento. Questo patrimonio ha favorito gli scambi con la Cina, uniti da un sentimento di appartenenza a civiltà antiche.
La proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 generò incertezze a livello mondiale, compresa l’Italia, divisa tra i partiti di sinistra, favorevoli al riconoscimento del nuovo stato, e quelli di governo, alleati con gli Stati Uniti, contrari alla nuova realtà geopolitica. La situazione portò al richiamo dell’ambasciatore italiano, Sergio Fenoaltea.
Negli anni Cinquanta, nonostante l’assenza di relazioni politiche, la Cina suscitò l’interesse degli intellettuali italiani. Nel 1954 partì la prima delegazione culturale, seguita nel 1955 da una seconda con Carlo Cassola e Franco Fortini. Nel 1956, il senatore Ferruccio Parri guidò una terza delegazione composta da parlamentari e personalità culturali, tra cui Gianfranco Vigorelli e Curzio Malaparte.

Un cambiamento significativo avvenne nel 1968, quando Pietro Nenni, Ministro degli Esteri, si impegnò a inserire il riconoscimento della Repubblica Popolare nel programma di Governo. Le trattative avviate a Parigi si conclusero il 5 novembre 1970, con il ripristino delle relazioni diplomatiche.
Nel 1980, Sandro Pertini divenne il primo Presidente della Repubblica a visitare la Cina, accompagnato dalla moglie Carla Voltolina. La visita, contraddistinta da un clima di amicizia, rappresentò un omaggio alla memoria di Pietro Nenni e al contributo del Partito Socialista nel riconoscimento diplomatico.
Pertini portò un messaggio di idealismo, proponendo un disarmo totale per favorire la pace, al di là delle differenze politiche. Dall’altro lato, i cinesi sottolinearono l’importanza di contenere l’influenza dell’Unione Sovietica, anche in Medio Oriente e nel Golfo Persico. Durante le foto di rito, Deng Xiaoping stupì tutti chiedendo: “Dov’è e come sta Oriana Fallaci? Mi ha fatto un esame per quattro ore”, alludendo all’intervista della scrittrice, pubblicata contemporaneamente in Italia e negli Stati Uniti.
All’Università di Pechino, la visita suscitò entusiasmo tra gli studenti, tanto che Pertini decise di modificare il programma per dialogare direttamente con loro, sorprendendo i funzionari del protocollo cinese. L’ottantaquattresimo compleanno del Presidente fu festeggiato in Cina con un pranzo, durante il quale l’orchestra suonò Happy Birthday e Bella ciao.
Solo nel 1998, dopo diciotto anni, il capo dello Stato italiano, Oscar Luigi Scalfaro, tornò in Cina per incontrare il Presidente Jiang Zemin e il premier Zhu Rongji. All’arrivo a Pechino, si fermò a Piazza Tiananmen (Porta della Pace Celeste), simbolo della Nuova Cina, dove nel 1949 Mao proclamò la nascita della Repubblica Popolare, ma che ricordava anche la repressione della rivolta del 1989, quando l’esercito aprì il fuoco sui manifestanti. Nel colloquio con Jiang Zemin, Scalfaro si concentrò sui diritti umani, sottolineando l’importanza del rispetto per le minoranze e condannando la pena di morte. Inoltre, assicurò il supporto dell’Italia per l’ingresso della Cina nell’Organizzazione del Commercio Mondiale (WTO). Nella delegazione presidenziale era presente anche Monsignor Giovanni Montano, che celebrò messa durante le tappe del viaggio.

Nel 2004, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi visitò la Cina, un viaggio inizialmente programmato ma rinviato a causa dell’epidemia di SARS e successivamente posticipato per una frattura alla clavicola del Presidente. L’obiettivo era rafforzare nel paese la presenza italiana, relativamente debole rispetto ad altre nazioni europee. Accompagnato da imprenditori e quattro Ministri, Ciampi incontrò il Presidente Hu Jintao e il Primo Ministro Wen Jiabao, che chiesero la revoca dell’embargo sulla vendita di armi deciso dall’Unione Europea.

Ciampi si dichiarò favorevole, ritenendo che la Cina fosse interessata alle tecnologie avanzate piuttosto che alle armi europee. Il Presidente evidenziò l’importanza dell’euro e dell’integrazione europea come elementi di stabilit internazionale, citando il Trattato Costituzionale europeo, firmato a Roma, che mirava a rafforzare l’appartenenza a una comunità di valori condivisi. A Shanghai, durante il Forum “Made in Italy in Cina”, elogiò gli imprenditori italiani, ricordando che l’adesione della Cina alla WTO comportava responsabilità nella regolamentazione della concorrenza.
Curiosità: durante il viaggio, anche Ciampi festeggiò l’ottantaquattresimo compleanno, ricevendo da Hu Jintao un vaso decorato con pesche, simbolo di lunga vita.

Nel 2010, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, visitò la Cina, richiamando l’intenso scambio economico e l’integrazione nei settori della scienza e della tecnologia. Napolitano tenne un discorso nella Scuola centrale del Partito Comunista Cinese, focalizzato sulle relazioni fra l’Italia, la Cina e l’Unione Europea. Visitò l’Esposizione Universale a Shanghai e la mostra dedicata a Padre Matteo Ricci a Macao per il 400° anniversario della morte. A Pechino, incontrò il Presidente Hu Jintao, evidenziando il ruolo della Cina come locomotiva economica dopo la crisi del 2008 e l’importanza dell’euro per l’integrazione europea. Propose l’Italia come ponte tra Pechino e Bruxelles, mostrando attenzione sul riconoscimento della Cina come economia di mercato.
In un momento critico per i diritti umani, dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace al dissidente Liu Xiaobo, Napolitano confermò il suo impegno nella difesa dei diritti umani, senza esprimere però critiche specifiche. L’assenza di un incontro con Xi Jinping, successore designato, fu interpretata come un’occasione mancata.

Nel giugno 2011, l’allora Vicepresidente Xi Jinping partecipò a Roma alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Nel 2017, Sergio Mattarella divenne il primo Presidente italiano a visitare le province del centro-ovest della Cina. A Pechino, dopo aver reso omaggio alla tomba di Matteo Ricci, fu ricevuto da Xi Jinping e, al termine dei colloqui, furono firmati accordi bilaterali. A Shanghai, visitò il Memoriale Xu Guangqi, un cattolico cinese fondatore della comunità cristiana locale, e tenne una lectio magistralis all’Università Fudan, seguita da un dibattito con gli studenti. A Chongqing, incontrò gli alunni della Scuola Elementare del Popolo, dove 600 dei 4000 allievi studiavano italiano, dimostrando profondo interesse per la cultura italiana. Infine, visitò Xi’an, l’antica capitale e sito UNESCO.

Il nuovo viaggio di Mattarella segue quello della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avvenuto a luglio, che ha segnato un recupero delle relazioni politiche tra Pechino e Roma, affievolite dal mancato rinnovo dell’accordo Belt and Road Initiative (Nuove Vie della Seta).
La decisione di staccarsi dal progetto di Xi Jinping è stata influenzata dalla posizione internazionale dell’Italia, da una maggiore attenzione alle caratteristiche degli investimenti cinesi e dall’aumento del deficit commerciale con la Cina. Durante la visita di Meloni, è stato concordato un Piano d’azione triennale (2024-2027) per le relazioni economiche e firmato un protocollo sulla cooperazione industriale, che include i veicoli elettrici, sebbene l’Italia abbia votato a favore di dazi aggiuntivi sulle auto elettriche cinesi.
La visita di Mattarella rappresenta un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali, con entrambi i Paesi intenti a espandere i loro interessi e creare opportunità di reciproco beneficio.
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