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Una settimana dal voto: il complottismo vola in rete, due urne date alle fiamme

Le teorie dei voti illegali agitate dal campo repubblicano, paura di disordini e di influenze di Mosca

Massimo JausbyMassimo Jaus
Una settimana dal voto: il complottismo vola in rete, due urne date alle fiamme

Reuters

Time: 4 mins read

Ad una settimana dal voto per le presidenziali, due cassette elettorali usate per il voto anticipato sono state date alle fiamme a Portland, in Oregon, e “pacchi di richieste per registrarsi alle elezioni che sarebbero state fatte con nomi e indirizzi falsi” sono stati sequestrati a Lancaster, in Pennsylvania. Notizie che rilanciano la paura di disordini ai seggi e avvelenano il processo democratico.

Le due urne date alle fiamme erano a poche miglia di distanza l’una dall’altra, ma in due Stati diversi: una in Oregon, nella città di Portland, l’altra a Vancouver, un sobborgo di Portland ma dall’altra parte del fiume Columbia, che separa la più grande città dall’Oregon dallo Stato di Washington. La maggior parte delle schede nell’urna di Portland è stata recuperata.

In quella di Vancouver, invece centinaia di schede sono state bruciate: le cassette per il voto anticipato hanno un sistema antincendio che aziona un estintore interno, un meccanismo che a Vancouver non ha funzionato. Il responsabile elettorale della contea di Clark (nello Stato di Washington) Greg Kimsey ha detto che quasi tutte le schede sono state distrutte. A Portland, invece, Tim Scott, responsabile elettorale della contea di Mulynomah (nello Stato dell’Oregon) ha detto che solo tre schede su centinaia sono state danneggiate e i responsabili elettorali si sono rivolte direttamente agli elettori per informarli.

L’autore dei due incendi sarebbe lo stesso: le telecamere che le monitorano hanno ripreso le immagini ed in entrambi i casi la persona, alla guida di una Volvo S60 grigia, ha inserito qualcosa nelle cassette che poi sono andate a fuoco.

L’FBI ha affermato in un comunicato che l’agenzia si sta coordinando con partner federali, statali e locali per “indagare attivamente sui due incidenti” e “determinare chi è il responsabile”.

In Pennsylvania, invece, uno stato chiave, da giorni girano in rete notizie non verificate secondo cui un gran numero di non residenti dello stato si sarebbe registrato illegalmente per votare. I funzionari della contea di Lancaster hanno tenuto una conferenza stampa la scorsa settimana, affermando che stanno indagando su una grande quantità di moduli per la registrazione degli elettori che sospettano possano essere fraudolenti. Dopo quattro giorni ancora non hanno detto se le richieste siano legittime o meno. Ma tanto è bastato all’ex presidente Donald Trump che questa mattina prima in un post e poi nel discorso che ha tenuto a Mar A Lago, ha affermato che l’ufficio elettorale e di registrazione degli elettori della contea di York ha ricevuto “migliaia di richieste di voto potenzialmente fraudolente”.

Da anni la contea di Lancaster, ad amministrazione repubblicana, è in lotta con le varie università – sono 9 quelle che hanno il campus in questa località degli hamish – per ostacolare il voto degli studenti, dopo che il parlamento statale aveva approvato una legge che permetteva a chi ha la residenza in altri Stati e si trova in Pennsylvania solo per motivi di studio di registrarsi e votare. Ci sono state denunce e ricorsi all’autorità giudiziaria e alla fine la contea ha dovuto cedere, ma da allora continua a gettare sospetti sulla legittimità del voto degli universitari.

Ora, a solo una settimana dal giorno delle elezioni, la paura di disordini e le teorie dei complotti e dei voti illegali si ripropongono. Ma il voto di persone che non sono cittadini statunitensi è già illegale di per sé, ed è punito dalla legge federale con multe e reclusione fino a un anno; se un non cittadino vota in una elezione federale rischia di essere rimpatriato.

La Pennsylvania inoltre è tra i nove stati che proibiscono il conteggio delle schede per corrispondenza presentate da elettori deceduti prima del giorno delle elezioni. In Pennsylvania l’aggiornamento della registrazione elettorale è automatico e legato al numero di Social Security.

Nel 2021, un uomo della Pennsylvania che aveva votato illegalmente per Donald Trump per conto della madre, morta poche settimane prima delle elezioni del novembre 2020, è stato condannato a cinque anni di libertà vigilata.

Ciò nonostante le più folli teorie cospirative volano in rete. Un nuovo allarme è stato lanciato alcuni giorni fa dalla divisione sicurezza di Microsoft dopo quello di OpenAI, la casa madre di ChatGpt.

Secondo Microsoft, un gruppo di pirati informatici iraniani starebbe monitorando i siti web legati alle elezioni. I ricercatori sostengono che ci siano “preparativi con l’obiettivo di influire direttamente sulle operazioni elettorali”. Gli hackers – chiamati da Microsoft con il nome di Cotton Sandstorm – sarebbero legati alla Guardia rivoluzionaria islamica dell’Iran. A maggio avrebbero penetrato un sito di informazione americane per capirne il grado di vulnerabilità. Quattro anni fa lo stesso gruppo Cotton Sandstorm, presentandosi come la milizia di destra ‘Proud Boys’, aveva inviato migliaia di email agli abitanti della Florida, in cui accusava il sistema elettorale di essere truccato. L’obiettivo, disse allora l’intelligence americana, era diffondere confusione e dubbi.

Se dopo il 5 novembre il vincitore dovesse essere Donald Trump, gli analisti prevedono che la prima visita ufficiale negli Stati Uniti con il nuovo presidente sarà quella del presidente russo Vladimir Putin. Se, invece, Trump dovesse perdere, i russi potrebbero scatenare un’ondata di disinformazione per rilanciare le accuse di brogli e portare migliaia di persone di nuovo in piazza, quattro anni dopo le elezioni del 2020. L’intelligence americana si sta preparando al secondo scenario, convinta che la Russia cercherà di gettare il caos negli Stati Uniti in caso di vittoria di Kamala Harris.

Secondo il Washington Post, le interferenze russe puntano a “incitare la violenza e screditare la democrazia come sistema politico, chiunque vinca le elezioni”. Dopo il voto, secondo le fonti citate dal Post, la Russia potrebbe “diffondere minacce nei confronti di funzionari elettorali, amplificare proteste e incoraggiare le proteste a diventare violente”. Gli analisti dell’intelligence Usa indicano come particolarmente pericolosa la fase tra il voto del 5 novembre e l’inaugurazione della nuova presidenza il 20 gennaio 2025.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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