New York torna a ospitare dopo otto anni l’artista, designer e attivista cinese Ai Weiwei per la mostra intitolata What You See is What You See che espone 12 opere realizzate con i mattoncini Lego, incentrate su temi che riguardano la libertà di espressione e i conflitti geopolitici del nostro tempo. La Grande Mela ha accolto l’artista tra il 1981 e il 1993, durante i 12 anni cruciali per la sua carriera in cui sviluppò la sua visione dell’arte come strumento di resistenza e consapevolezza della realtà che ci circonda.
Il titolo dell’esposizione, aperta fino al 23 febbraio 2025, è ispirato a una celebre frase dell’artista minimalista statunitense Frank Stella, scomparso a maggio di quest’anno; è organizzata da Faurschou, museo privato danese che ha aperto un avamposto a Brooklyn nel 2019.
Le opere create dall’artista, che non saranno rese disponibili per la vendita, sono incentrate sulla tragica realtà della Palestina, sul tema dell’aborto, sul clima, l’intelligenza artificiale, la tecnologia, e quello dei migranti. Molte di queste sono volutamente “appropriazioni” di capolavori della storia dell’arte molto noti come l’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, o la Venere Addormentata di Giorgione. Vi è anche un’opera ispirata all’arte di Frank Stella e alle geometrie di Harran II esposta al Guggenheim, ripresa, per l’occasione, con lo schema e i colori della bandiera palestinese. Nella rievocazione della Venere Addormentata di Dresda, Weiwei esalta il tema e il dramma degli aborti clandestini. After The Death of Marat, evoca il ricordo del piccolo profugo siriano Alan Kurdi morto sulla spiaggia dell’isola di Lesbo, giustapponendosi al celeberrimo La Morte di Marat di Jean-Louis David del 1793.

I mattoncini Lego di cui sono fatte le opere rappresentano i pixel che formano le immagini digitali che circondano la vita quotidiana di ognuno, specialmente attraverso l’utilizzo degli smartphone. Mediante la scelta di questa tecnica evocativa, l’artista vuole sollevare anche interrogativi sulla creatività connessa alla tecnologia, l’accessibilità e il tema della replicabilità delle immagini nell’era digitale.
Come si legge sul sito ufficiale della mostra, a proposito del suo lavoro Ai Weiwei afferma: “Non sappiamo cosa ci riserva il futuro. Sulla base delle nostre esperienze attuali, indipendentemente dal fatto che sembrino profetiche o sagge, è molto difficile determinare come rispondere alle realtà di oggi o anticipare gli eventi di domani. Pertanto, il mio consiglio più sincero è di non credere troppo fermamente a nulla”.