Secondo un’analisi di Reuters, dal 6 gennaio 2021, giorno in cui venne preso d’assalto il Campidoglio, ad oggi, negli USA si sarebbero verificati almeno 300 casi di aggressioni fisiche legate a motivi politici.
Gli ultimi due episodi sono stati registrati a York, Pennsylvania, e nel Michigan occidentale. Nel primo dei due casi, un uomo ha assalito delle persone che stavano manifestando a favore della campagna elettorale di Kamala Harris, colpendo un 74enne con un pugno alla testa e chiamando un altro dei presenti “sostenitore della neg*a”.
Nel secondo caso, invece, un individuo ha investito con il proprio fuoristrada un 81enne che stava affiggendo un cartello pro-Donald Trump, mandandolo all’ospedale.
Nel corso della tornata elettorale 2024, sono stati registrati almeno 51 aggressioni, il dato più alto degli ultimi 50 anni. Gli incidenti vanno da piccoli scontri per i cartelli politici a risse più violente, passando per la distruzione di intere proprietà durante i raduni.
La maggior parte degli episodi violenti di quest’anno non è stata fatale, con l’eccezione di quanto accaduto a Butler lo scorso luglio, quando Thomas Matthew Crooks, nel tentativo di assassinare Trump, colpì a morte il malcapitato Corey Comperatore. Lo stesso Crooks, poco dopo, venne ucciso dagli agenti del Secret Service.

Gli esperti avvertono che l’atmosfera intorno alle elezioni presidenziali del 2024 ha creato una situazione altamente instabile. Trump, in particolare, usa spesso una retorica incendiaria, minacciando di processare i suoi avversari politici e di impiegare l’esercito contro la “sinistra radicale”, definendola “il nemico interno”.
Gli statunitensi iniziano a vedere la violenza come “parte del modo in cui si fa politica”, ha detto Nealin Parker, che dirige Common Ground USA, un’organizzazione no-profit che studia i modi per colmare le divisioni politiche e culturali dell’America. “Nell’attuale clima di sfiducia- ha aggiunto-gli episodi di violenza possono sfociare in qualcosa di più grande”.
I 300 casi identificati da Reuters sono stati inizialmente segnalati dall’Armed Conflict Location & Event Data Project, un progetto globale di monitoraggio della violenza gestito da un gruppo di ricerca apartitico nel Wisconsin. I reporter hanno identificato altri casi utilizzando database di notizie, documenti depositati in tribunale e rapporti di polizia.
Alcuni episodi, inoltre, sono stati innescati dalle tensioni generate dalla guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Il mese scorso, ad esempio, Caleb Gannon, un filo-palestinese, ha iniziato a inveire contro un raduno filo-israeliano a Newton, Massachusetts, urlando “State sostenendo il genocidio!”, prima di correre tra la folla e affrontare Scott Hayes, un fervente sostenitore di Israele.
Mentre lottavano, quest’ultimo ha sparato contro Gannon, ferendolo all’addome.