Il Presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa per il 23 ottobre. All’ordine del giorno un’analisi dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, le iniziative da intraprendere a livello europeo e internazionale, e una valutazione delle missioni militari italiane nella regione mediorientale.
Questi scenari rivestono un’importanza significativa per l’Italia, che è coinvolta non solo sul piano logistico e militare, ma anche su quello diplomatico. In questo contesto, il ruolo del Consiglio Supremo di Difesa (CSD) e del capo dello Stato, che lo presiede come previsto dall’art. 87 della Costituzione, diventa di fondamentale importanza.
L’origine del CSD è profondamente legata al contesto costituzionale, che attribuisce al Presidente della Repubblica non solo il Comando delle Forze Armate, ma anche la prerogativa di dichiarare lo stato di guerra, previa approvazione delle Camere.

La presidenza dell’organo è affidata al Presidente della Repubblica, affinché possa esercitare il suo ruolo di garanzia anche in questo contesto. Ne deriva che il Consiglio Supremo di Difesa non è un organo decisionale, dove vengono prese decisioni in ambito militare, ma rappresenta piuttosto un’istituzione che promuove l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
La legge che ha istituito il Consiglio Supremo di Difesa risale al 1950, sebbene nel corso degli anni la normativa sia stata oggetto modifiche. Attualmente, le disposizioni che regolano il CSD sono contenute nel Codice militare del 2010, che, tuttavia, non ha introdotto cambiamenti significativi rispetto alle direttive precedenti.
La legislazione attribuisce al Consiglio il compito di analizzare le questioni generali, politiche e tecniche connesse alla difesa nazionale. Le sue competenze lo rendono un forum privilegiato per affrontare e definire le problematiche relative alla sicurezza.
Il Consiglio Supremo di Difesa rappresenta la sede in cui, anche durante le fasi di crisi, il Presidente della Repubblica riceve informazioni tempestive e dettagliate sugli orientamenti del Governo in materia di difesa e sicurezza. Inoltre, all’interno del Consiglio è possibile attuare un coordinamento tra i vertici dell’amministrazione dello Stato, facilitando così il collegamento tra la componente politica e quella amministrativa-militare.

Il Presidente della Repubblica partecipa all’esame dei punti all’ordine del giorno del CSD, approfondendo le questioni e svolgendo un ruolo chiave nella stesura delle deliberazioni finali. Oltre al capo dello Stato, il Consiglio è composto dal Presidente del Consiglio dei ministri, dai ministri per gli Affari esteri, dell’Interno, dell’Economia, della Difesa, dell’Imprese e del Made in Italy, nonché dal Capo di stato Maggiore della Difesa. Per consuetudine, alle riunioni partecipano anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica e il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa.
Il Consiglio si riunisce normalmente due volte l’anno; tuttavia, il Presidente della Repubblica può convocare riunioni ogni volta che ne ravvisi la necessità, previa intesa con il Presidente del Consiglio, o su proposta di quest’ultimo. Inoltre, su richiesta del Presidente della Repubblica, possono essere invitati a partecipare altri Ministri, cariche istituzionali dello Stato e delle Forze Armate, nonché esperti con competenze specifiche nei settori scientifico, industriale e economico.
Nel 2016, è stata introdotta una nuova direttiva che regola la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, istituite nell’ambito delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni di cui l’Italia fa parte. La legge ha stabilito l’obbligo di una deliberazione governativa, da adottare previa comunicazione al Presidente della Repubblica, il quale può convocare il Consiglio Supremo di Difesa, se lo ritenga necessario.

Completata questa fase, la deliberazione viene inviata alle Camere, che devono discutere tempestivamente e adottare atti di indirizzo per autorizzare la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali.
Nel corso del secolo scorso, la divisione del mondo in due grandi blocchi e l’adesione dell’Italia al Patto Atlantico avevano limitato il ruolo del Consiglio Supremo di Difesa. Le decisioni riguardanti il Paese venivano prese in linea con le scelte di politica internazionale, che ne definivano il perimetro d’azione.
Tuttavia, la situazione attuale sembra cambiata e in continua evoluzione. L’impiego delle forze armate potrebbe diventare sempre più frequente, in un contesto di relazioni internazionali profondamente diverso rispetto al passato. Eventi recenti, come l’uso della forza navale per garantire il transito commerciale nel Mar Rosso, la sorveglianza navale in diverse aree del mondo e la presenza di personale e mezzi in altre missioni internazionali rappresentano esempi concreti di questa nuova realtà.
Per quanto riguarda i principali punti all’ordine del giorno, il Consiglio si è già pronunciato in precedenti riunioni, ribadendo la ferma condanna dell’invasione russa in Ucraina e sostenendo l’importanza di una pace giusta e duratura, in conformità con il diritto internazionale.
Riguardo al conflitto in Medio Oriente, il CSD ha evidenziato il diritto di Israele alla difesa e la necessità di proteggere i civili, considerando il grave deterioramento della situazione umanitaria. Ha inoltre condannato i brutali attacchi terroristici avvenuti il 7 ottobre del 2023, ponendo come priorità la liberazione degli ostaggi.
Senza dubbio, sarà affrontata anche la grave situazione nel sud del Libano, dove le truppe israeliane hanno colpito fra l’altro una base dell’Unifil, la Forza di Interposizione delle Nazioni Unite. Attualmente, la forza di pace dispiegata nell’area conta circa diecimila soldati provenienti da 50 paesi, inclusi 16 dell’Unione Europea, con l’Italia che contribuisce con 1.068 uomini.