Secondo un rapporto pubblicato venerdì dai membri democratici della commissione di controllo della Camera, Donald Trump ha fatturato al governo le sistemazioni degli agenti dei servizi segreti nei suoi hotel, facendo pagare a questi ultimi molto di più rispetto a quanto veniva addebitato agli altri ospiti, in particolare ai dignitari stranieri.
Descrivendo il mandato dell’ex presidente degli Stati Uniti come “il più grande schema di guadagno del mondo”, gli autori del rapporto hanno fatto riferimento a documenti ottenuti da mandati di comparizione dello studio Mazars, i contabili del tycoon, che citano i registri degli ospiti del Trump International di Washington, tra settembre 2017 e agosto 2018.
Secondo il rapporto, l’albergo “applicava tariffe superiori del 300% o più rispetto alla diaria governativa autorizzata” per le camere d’albergo dei servizi segreti. “Non solo l’hotel dell’ex presidente Trump a Washington faceva abitualmente pagare al Secret Service più della tariffa governativa- affermano i democratici-ma spesso faceva pagare a quest’ultimo più di quanto facesse con altri clienti, compresi i membri di una famiglia reale straniera e di una società commerciale cinese”.
Eppure, il figlio del tycoon, Eric, in passati aveva spiegato che l’organizzazione permetteva agli agenti del Secret Service di “soggiornare gratuitamente nelle nostre proprietà”. Ma il rapporto mette in dubbio questa affermazione, notando che all’agenzia sono state addebitate tariffe “di gran lunga superiori a quelle approvate dal governo per la diaria e persino molte volte superiori a quelle applicate a centinaia di altri clienti, tra cui alcune delle camere affittate dalla famiglia reale del Qatar”.

Mentre Trump era in carica, i repubblicani utilizzavano regolarmente il suo hotel durante le loro visite a Washington. I democratici della commissione, in particolare, hanno citato tre persone nominate dal leader MAGA durante la presidenza, otto ambasciatori, cinque soggetti che in seguito hanno ottenuto la grazia, come Dinesh D’Souza e Ken Kurson, e numerosi altri funzionari statali e federali che vi hanno soggiornato durante i loro viaggi ufficiali.
Secondo una clausola prevista dalla Costituzione degli Stati Uniti, un presidente non può ricevere dal governo federale pagamenti diversi dallo stipendio. Per questo motivo, i leader del passato hanno rinunciato ai loro interessi commerciali personali che avrebbero potuto creare un conflitto di interessi. Trump, al contrario, si è sempre rifiutato di farlo e ha cercato di proteggere le sue finanze personali e aziendali.
Con il tycoon alla Casa Bianca, l’albergo di Washington DC ha registrato entrate per 150 milioni di dollari, subendo perdite da 70 milioni. Nel gennaio 2021 la Corte suprema degli Stati Uniti ha archiviato due cause che accusavano Trump di aver violato la clausola in questione, stabilendo che la vicenda era superflua, perché ormai non era più presidente.