Vetri antiproiettile, pulsanti di emergenza, e dispositivi GPS. A meno di quattro settimane dalle elezioni presidenziali del 5 novembre, molte giurisdizioni locali statunitensi hanno adottato misure senza precedenti per proteggere gli operatori elettorali e i voti.
La minaccia è nata nel 2020, spinta dalle teorie complottistiche di Donald Trump – che quest’anno corre di nuovo, contro Kamala Harris – e da allora le accuse di frode elettorale hanno trasformato il normale processo democratico in una crociata quotidiana. La preoccupazione deriva da intimidazioni, frodi e possibili violenze durante le elezioni. In alcune contee sono state persino installate barriere di sicurezza attorno agli uffici elettorali per proteggerli da possibili attacchi.
Dopo gli attacchi verbali e fisici subiti da funzionari elettorali nel corso degli ultimi mesi, in Georgia il capo del distretto elettorale ha installato pulsanti di emergenza negli uffici e vetri antiproiettile per gli sportelli. A Durham, in Carolina del Nord, si è passati al monitoraggio via GPS dei funzionari, che sono stati inoltre dotati di radio crittografate per garantire comunicazioni sicure in caso di emergenza. Tecnologie da fronte bellico adattate alla quotidianità statunitense.
Recentemente, almeno 16 Stati hanno riportato l’invio di pacchi sospetti contenenti polveri bianche. La situazione è tanto grave che è dovuta intervenire persino l’FBI. “Non è mai stato così difficile lavorare per la democrazia”, sostiene un funzionario elettorale anonimo che da settimane riceve email intimidatorie. E oltre alle intimidazioni dirette, a preoccupare è l’atmosfera di sospetto e disinformazione che sta dilaniando il sistema.
Secondo un sondaggio del Brennan Center for Justice, il 38% dei lavoratori elettorali ha subito minacce o molestie a seguito delle elezioni presidenziali del 2020. E di fronte a un aumento delle teorie cospirazioniste spesso legate alla nebulosa dell’estrema destra, le autorità elettorali hanno dovuto predisporre piani di crisi per il voto del 5 novembre – una parte delle quali è nota solo ai diretti interessati.
La liturgia procedurale intanto procede. Il voto per corrispondenza è già partito da tempo in numerosi Stati: i primi sono stati, il 6 settembre, gli elettori della North Carolina. Da metà settembre anche Kentucky e Pennsylvania hanno aperto il voto per posta, seguite il 20 settembre da Minnesota, New York, South Dakota e Virginia. Texas, New Jersey, Massachusetts e Louisiana si sono aggiunti il giorno seguente. Tra gli Stati che hanno iniziato a ricevere voti per corrispondenza in ottobre ci sono Maine, New Hampshire e South Carolina il 6 ottobre, mentre il 22 ottobre sarà il turno di Hawaii, Missouri, Utah e Wisconsin.
Per quanto riguarda il voto anticipato in presenza, la Pennsylvania è stato il primo Stato a dare il via il 16 settembre, seguita dal Wyoming due giorni dopo. Stati come Minnesota, South Dakota e Virginia hanno aperto i seggi il 20 settembre, e il Vermont il 21 settembre. Con l’avvicinarsi della fine di ottobre, regioni cruciali come Florida, Michigan e New Jersey daranno il via al voto in presenza a partire dal 26 ottobre, mentre il 22 ottobre toccherà alle Hawaii, Missouri, Utah e Wisconsin.