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October 16, 2024
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Un fosco scenario: nel caso Harris vincesse, Trump non la riconoscerà

Insieme ai MAGA, ha tessuto una strategia alternativa per avere appigli legali per contestare in tribunale il risultato delle elezioni

Massimo JausbyMassimo Jaus

Donald Trump, Kamala Harris Photomontage BlazingPixels 2024

Time: 4 mins read

Nei giorni scorsi Donald Trump ha affermato in un comizio in Michigan che se non vincerà le elezioni è perché ci sono stati i brogli elettorali e pertanto non ne accetterà il risultato proprio come fece quattro anni fa quando perse contro il presidente democratico Joe Biden.

Dichiarazioni pesanti fatte da un candidato in un Paese che da sempre si è dichiarato un faro della civiltà e della democrazia. L’agenzia Reuters ha dedicato un lungo articolo che disamina cosa potrebbe avvenire in caso che l’ex presidente dovesse essere nuovamente sconfitto.

“Dopo che Trump ha perso le elezioni del 2020 – scrive James Oliphannt, – lui e i suoi alleati hanno tentato di capovolgere il risultato cercando, senza nessuna prova, di ottenere un appiglio giuridico per convalidare le sue affermazioni. Non c’è riuscito e più di 50 magistrati hanno respinto le richieste dei suoi avvocati. Ha anche fatto pressione sui funzionari in Georgia per trovare più voti per lui. I suoi sostenitori hanno preso d’assalto il Campidoglio il ​​6 gennaio 2021 in un tentativo fallito di impedire al suo vicepresidente, Mike Pence, di certificare la vittoria di Biden. In queste elezioni ci sarà una differenza sostanziale: Trump non ha più le leve del potere presidenziale che aveva nel 2020. E inoltre sono state messe in atto nuove leggi statali e federali per rendere più sicuri i risultati delle elezioni. Tuttavia, Trump e i suoi alleati da mesi hanno tessuto una strategia alternativa in caso di sconfitta per cercare di poter avere degli appigli legali per contestare in tribunale la vittoria di Kamala Harris e sollevare dubbi sulla validità delle elezioni”.

Sia i Repubblicani che i Democratici prevedono che lo spoglio dei voti potrebbe protrarsi per diversi giorni dopo il 5 novembre. Come sempre il voto espresso nei seggi è quello che ha la precedenza e le schede inviate per posta o espresso con il voto anticipato, vengono aperte successivamente. “Una dilazione – afferma Reuters – che, in caso di una apparente sconfitta, darà a Trump l’opportunità di denunciare frodi nel voto per posta e tentare di minare la fiducia nei funzionari elettorali, incoraggiando anche i suoi sostenitori a protestare, così come fece il 6 gennaio a Capitol Hill minuti prima che venisse certificata la vittoria di Biden da parte del Congresso”.

L’ex presidente ha già minacciato di incarcerare gli addetti alle elezioni e altri funzionari pubblici per “comportamento senza scrupoli”, anche se per fare questo deve prima vincere le elezioni. Ma Trump può presentare il suo caso direttamente al suo fedelissimo pubblico senza aspettare le prove, utilizzando i social media, conferenze stampa e interviste.

“Il presidente Trump è stato molto chiaro sul fatto che dobbiamo avere elezioni libere ed eque”, ha affermato Karoline Leavitt, portavoce della campagna del tycoon.

I repubblicani hanno già presentato preventivamente più di 100 denunce negli Stati in bilico che decideranno le elezioni per preparare il terreno per le sfide post-elettorali, tra cui affermare, senza prove, che i non cittadini americani voteranno in gran numero.

Entrambi i partiti hanno in programma di inviare migliaia di volontari per monitorare il voto e lo spoglio dei voti con l’incarico di segnalare eventuali irregolarità.

Alcuni attivisti per i diritti di voto sono preoccupati che gli scrutatori repubblicani possano essere di disturbo, ma il Partito Repubblicano afferma che i volontari sono stati formati per rispettare la legge.

“Come hanno fatto nel 2020 – scrive Reuters, – gli alleati di Trump negli Stati chiave (funzionari elettorali locali, legislatori statali e forse giudici) potrebbero cercare di ritardare la certificazione accusando i democratici di frodi elettorali. Questi tentativi non hanno avuto successo alle passate elezioni presidenziali e gli esperti di diritto elettorale affermano che le leggi in quegli stati sono chiare sul fatto che i funzionari locali non hanno il potere di buttare via le schede o far deragliare il processo elettorale”.

Cinque dei sette Stati chiave hanno governatori democratici, ma gli attivisti democratici sono preoccupati per la Georgia, la cui commissione elettorale statale ha recentemente conferito un’autorità senza precedenti ai funzionari locali per condurre indagini, una mossa che, a loro dire, potrebbe dare spazio ad attori in malafede che tentano di contestare o ritardare lo spoglio dei voti.

Un giudice della Georgia, tuttavia, ha stabilito questa settimana che i funzionari locali devono certificare i risultati e non hanno la discrezione di fare altrimenti.

Tutti gli Stati devono presentare i loro certificati prima che il Collegio Elettorale riunisca i Grandi Elettori che a dicembre esprimeranno il loro voto che poi verrà consegnato al Congresso per la certificazione finale a gennaio.

Le contestazioni legali ispirate da Trump e i ritardi nella certificazione potrebbero far sì che uno Stato non rispetti le scadenze d’ufficio e questo potrebbe fornire argomenti per obiettare l’accettazione dei risultati elettorali al Congresso.

Alcuni esperti di diritto elettorale avvertono che è difficile prevedere come potrebbero essere risolte le nuove controversie legali sulla certificazione, soprattutto se gestite da giudici favorevoli alle affermazioni di Trump.

Dopo le elezioni del 2020, il Congresso ha approvato una legge di riforma che rende più difficile per un candidato lanciare accuse non provate simili a quelle che Trump fece nel 2020, stabilendo che il vicepresidente, che in questo caso sarebbe Kamala Harris, non ha l’autorità di ritardare la certificazione elettorale e non può non prendere in considerazione i risultati del Collegio Elettorale di uno Stato, come Trump chiese Pence di fare nel 2020 presentando i falsi Grandi Elettori.

La misura richiede anche che un’obiezione al conteggio elettorale di uno Stato non possa essere presentata a meno che un quinto dei membri della Camera e del Senato non siano d’accordo. Dopodiché, ci vuole una maggioranza di voti in ciascuna camera perché l’obiezione sia ritenuta valida.

Nel caso improbabile che vengano scartati abbastanza voti elettorali da impedire a nessuno dei candidati di raggiungere la maggioranza necessaria, il neoeletto speaker delegherà il voto alle 50 Commissioni Statali della Camera per scegliere, con 26 voti, chi sarà il prossimo presidente.

“Qualsiasi tentativo da parte di Trump di suggerire che le elezioni siano state truccate – afferma la Reuters – potrebbe potenzialmente portare a disordini civili, come è successo il 6 gennaio 2021.

Gli esperti che monitorano i gruppi militanti di destra, come Peter Montgomery del People For the American Way, un think tank liberale, sono meno preoccupati per una risposta violenta da parte di questi gruppi che per le minacce contro gli scrutatori elettorali. Potrebbero anche esserci violente manifestazioni nelle capitali degli stati in bilico, ha affermato Montgomery.

“Centinaia di persone coinvolte nell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio conclude l’agenzia di stampa –  sono state condannate e incarcerate per le loro azioni, un potente deterrente per altri che potrebbero prendere in considerazione di intraprendere azioni simili”.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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