Il Columbus Day in molte parti degli Stati Uniti si è trasformato in Indigenous Peoples’ Day, una commemorazione della storia e della cultura dei nativi americani. Una metamorfosi di un giorno storicamente nato per ricordare la sensazionale scoperta del “Nuovo Mondo” fatta dal navigatore genovese che, vittima di un revisionismo storico, ha visto offuscata non solo la sua immagine, ma anche minimizzata l’importanza della sua impresa evidenziandone, invece, la brutalità del colonialismo e le atrocità commesse contro le persone che vivevano nelle Americhe.
La prima celebrazione del Columbus Day ebbe luogo nel 1792, quando il Columbian Order di New York, meglio conosciuto come Tammany Hall, organizzò un evento per commemorare il 300° anniversario dello storico sbarco. Le comunità italiane e cattoliche d’America, orgogliose del luogo di nascita e della fede di Colombo, da allora iniziarono a festeggiare con cerimonie religiose annuali e parate in suo onore questa ricorrenza.
Cento anni dopo, nel 1892, il presidente Benjamin Harrison pubblicò un proclama che incoraggiava gli americani a celebrare il 400° anniversario del viaggio di Colombo con festeggiamenti patriottici, scrivendo: “In quel giorno, che le persone, per quanto possibile, cessino di lavorare e si dedichino a quegli esercizi che possano esprimere al meglio l’onore allo scopritore e il loro apprezzamento per i grandi successi dei quattro secoli compiuti di vita americana”.
Nel 1937, il presidente Franklin D. Roosevelt proclamò il Columbus Day festa nazionale, in gran parte come risultato di un’intensa attività di lobbying da parte delle associazioni italoamericane e della Chiesa cattolica.
Dopo più di 50 anni di parate le comunità dei nativi americani sono insorte: la festa di Colombo per loro non era una giornata di celebrazioni, ma l’inizio del genocidio. Alla fine l’Indigenous Peoples’ Day è stato riconosciuto a livello federale con una proclamazione del 2023 da parte del presidente Joe Biden che ha voluto ricordare il giorno per “onorare la perseveranza e il coraggio dei popoli indigeni”. Sebbene non ovunque negli Stati Uniti venga riconosciuto l’Indigenous Peoples’ Day, i sostenitori affermano che è importante denunciare la storia violenta di Colombo e riconoscere le comunità dei nativi americani.
L’Indigenous Peoples’ Day è una festa ufficiale? Dipende da dove si vive negli Stati Uniti, ma il Columbus Day è ancora una festa federale.
Ventinove Stati e Washington, D.C., non celebrano il Columbus Day. Più di 216 città hanno cambiato nome alla festa federale sostitundola con Indigenous Peoples’ Day. Alcuni Stati riconoscono l’Indigenous Peoples Day tramite proclama, mentre altri lo trattano come una festa ufficiale.
“I popoli indigeni sono un faro di resilienza, forza e perseveranza, nonché una fonte di contributi incredibili – ha scritto il presidente Joe Biden nella proclamazione del 2023 sulla festa. – I popoli indigeni e le nazioni tribali continuano a praticare le loro culture, ricordare le loro eredità e tramandare le loro storie di generazione in generazione”.
Alcuni Stati stanno abbandonando il Columbus Day ritenendo che ciò che viene insegnato nelle scuole elementari sull’esploratore Cristoforo Colombo, che navigava sull’“oceano blu”, è un’informazione storica incompleta. Secondo lo Smithsonian National Museum of the American Indian, le comunità indigene hanno vissuto nell’emisfero occidentale per decine di migliaia di anni prima dell’arrivo del genovese e il contatto con i colonizzatori europei ha portato a una devastante perdita di vite umane, tradizioni e terre per gli indiani d’America.
I critici dell’attuale festa federale sottolineano che Colombo ha commesso diversi crimini contro l’umanità quando ha raggiunto l’emisfero occidentale. Ecco alcuni esempi di quelle atrocità, come compilato History Channel: Colombo ha fatto tagliare le mani a circa 10.000 nativi ad Haiti e nella Repubblica Dominicana perché non fornivano oro ogni tre mesi. Colombo ha fatto tagliato le gambe ai bambini nativi che cercavano di scappare dalla prigionia. Ha aiutato nel traffico sessuale di bambine di nove e dieci anni.
Secondo lo Smithsonian, respingere le celebrazioni dal Columbus Day e onorare l’Indigenous Peoples’ Day aiuta ad avere una visione più completa della storia.
Lo storico museo di Washington afferma che celebrando la Giornata dei popoli indigeni significa rendere omaggio ai nativi americani che sono ancora negli Stati Uniti e lottano per ottenere il riconoscimento federale del genocidio commesso nei loro confronti e chiedono il riconoscimento della loro lotta per i diritti ambientali.