Lo chiamano the elephant in the room, l’elefante nella stanza: una cosa che tutti sanno e tutti fingono di ignorare. Kamala Harris è una donna. Per vincere la Casa Bianca ha bisogno degli indecisi, degli indipendenti e… degli uomini, che in maggioranza secondo i sondaggi voteranno Donald Trump. Soprattutto gli uomini bianchi ma non solo. Insomma, sono in tanti che si fiderebbero a lasciare in mano al repubblicano i codici nucleari, piuttosto che consegnarli a una donna. Trump ha un vantaggio connaturato, che affonda le radici nelle basi della nostra cultura: a prescindere dalle opinioni politiche, è uomo, e questo gli garantisce un’aura rispettabile e qualificata, anche quando appare francamente fuori di senno.
Harris in campagna finora ha ignorato la questione; per esempio sì, ha dichiarato il suo appoggio all’aborto, ma questo è un tema su cui batteva anche Joe Biden. A Hillary Clinton nel 2016 proprio contro Trump non portò bene insistere sul soffitto di cristallo che la sua elezione avrebbe spezzato.

Ma se la candidata democratica non parla dell’handicap che rappresenta essere una donna, la strategia democratica lo fa dire agli uomini. A chiamare l’elefante per nome ci ha pensato Barack Obama il 10 ottobre, il giorno in cui è sceso in campagna per Harris tenendo un comizio a Pittsburgh. Prima, ha fatto un inatteso “pit stop” in un ufficio della campagna elettorale Harris; c’erano solo una ventina di persone, ma ovviamente è stato ripreso dai cellulari e il discorsetto che ha tenuto rivolgendosi direttamente agli uomini afroamericani ha fatto il giro del mondo. Come sempre quando parla alla comunità afroamericana, la voce di Obama si è scurita, ha preso l’accento dei brothers, gli uomini neri.
“Da quanto capisco, in base a rapporti dalle comunità, non c’è ancora lo stesso tipo di energia e di affluenza in tutti i quartieri come quando ero io a candidarmi. Ora, pare che questo sia vero soprattutto con i fratelli. Se non vi spiace per un momento vi parlo direttamente” ha detto Obama. Da un lato c’è Harris in campagna. “Dall’altro avete qualcuno che ha mostrato aperto disprezzo non solo per la comunità, ma per voi come persone. E pensate di non andare a votare? E trovate un sacco di scuse. Per me è un problema. Perché in parte mi fa pensare, e parlo proprio agli uomini, che è l’idea di una donna presidente a non piacervi. E tirate fuori un sacco di motivi per giustificarvi”.
Un nuovo spot del Lincoln Project – gruppo repubblicano che però si oppone a Trump – con la voce dell’attore Ed O’Neill (sì, Jay nella serie Modern Family), intitolato “A place like Springfield”, incita “Be a man, vote for a woman”, sii un uomo, vota per una donna. Il candidato vicepresidente di Harris, Tim Walz, sta guidando “Hombres con Harris” — “Gli uomini con Harris” – per convogliare i voti dei maschi ispanici. D’altra parte, per segnalare che è un uomo virile anche se fa il sidekick di una donna, proprio Walz ha fatto sapere che si prende un giorno libero dalla campagna… per andare a caccia di fagiani. D’altronde, le armi le possiede, l’ha sempre detto.
Insomma il messaggio “deve arrivare da altre persone” commenta Debbie Walsh, direttrice del Centro per le Donne in Politica della Rutgers University. Non può essere Harris a dire “vergognatevi”. La democratica invece alla convention democratica ha promesso che gli Stati Uniti dispongono della “forza di combattimento più forte, più letale del mondo”. In questi discorsi, secondo Walsh, usa parole rivolte “a quelli che potrebbero non fidarsi a lasciare una donna al comando”.
Aneddoto: Keith Edmondson, pensionato afroamericano 63enne di Phoenix, intervistato dalla Associated Press giovedì sera a un comizio di Harris in Arizona, è preoccupato. Ha cercato di convincere i suoi tre giovani nipoti a votare democratico, ma suo figlio sostiene Donald Trump. “Ci sono più uomini neri che sostengono Trump di quanto pensassi”: colpa, secondo lui, della disinformazione che circonda l’attività di Harris quando era ministra della giustizia della California.
Guardiamo alle cifre: secondo una recente indagine del Pew Research Center poll of registered voters published fra gli elettori registrati, Harris e Trump sono testa a testa, ma fra gli uomini il 51% appoggia Trump, il 43 Harris. Fra le donne, il 52% voterà Harris, il 43% Trump (nonostante le numerose occasioni in cui l’ex presidente ha dimostrato la sua scarsa considerazione delle donne come categoria, a parte gli insulti rivolti direttamente a Harris).
Il sondaggio del Pew Research Center dice che fra i maschi neri sulle liste elettorali, il 72% è per Harris, un 20% per Trump. Fra le elettrici nere registrate, Trump ha solo l’8%.
E fra gli ispanici – altro gruppo etnico cruciale per l’elezione di Harris? La maggioranza delle donne latine pensano bene di Harris e male di Trump, ma gli uomini sono più divisi, dice un sondaggio pubblicato venerdì 11 ottobre da The Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research.
Un altro sondaggio Pew dell’anno scorso che chiedeva “quanto è importante che nella tua vita tu veda una donna presidente?” ha rilevato che solo il 18% degli adulti americani risponde “estremamente o molto importante”. Anche per il 57% delle donne (e per il 73% degli uomini) la cosa sarebbe poco o per nulla importante.
Non a caso, Obama ha parlato di “giustificazioni”: molti – uomini e donne – non ammettono neanche a se stessi i pregiudizi che ammantano un uomo, uno qualunque purché uomo, di autorevolezza, mentre una donna che vuole comandare viene percepita come una rompiscatole – se va bene. Il patriarcato alligna dentro di noi.