Un’intervista a tutto campo a un celebre programma come 60 Minutes: Kamala Harris alla CBS ha parlato difeso il suo programma economico, ha svicolato quando le è stato chiesto se definirebbe il premier israeliano Netanyahu come uno “stretto alleato”, ha detto che non incontrerebbe il presidente russo Vladimir Putin per parlare di pace a meno che l’Ucraina non fosse seduta al tavolo. Non ci sono state scintille, ma non ha fatto gaffe. Ha anche rivelato la marca della sua pistola, una Glock, e ha detto di averla usata per sparare in un poligono di tiro.
La CBS ha chiarito, con minuziosi particolari sul botta-e-risposta, che anche il repubblicano Donald Trump aveva promesso di partecipare alla tradizionale intervista dei candidati, ma poi ha fatto marcia indietro, dopo aver posto una quantità di condizioni e richieste. “Purtroppo la settimana scorsa Trump si è ritirato” ha detto il corrispondente della CBS Scott Pelley, offrendo “spiegazioni ambigue”, fra cui il rifiuto di sottoporsi al “factchecking”, la verifica della veridicità delle sue affermazioni che ormai è abituale nelle interviste televisive.

Harris, invece, è impegnata in un blitz mediatico che la vede alla ricerca di tutte le nicchie dell’elettorato, tutte le componenti di un panorama mediatico diverso da quello dei decenni passati, frammentato in piattaforme diversissime. Domenica, ha partecipato a un episodio di Call Her Daddy, un podcast di successo particolarmente popolare tra le giovani donne. Oggi, martedì, sarà ospite di The View della ABC, che si rivolge a un pubblico femminile più anziano, e nei prossimi giorni sarà a The Howard Stern Show, programma radiofonico satellitare, il cui pubblico è per quasi tre quarti maschile, e di The Late Show with Stephen Colbert, popolare tra i giovani uomini. Giovedì parteciperà a un incontro pubblico in Nevada organizzato da Univision. Anche il suo candidato vicepresidente Tim Walz è impegnato in un tour mediatico, fra il podcast SmartLess e il Jimmy Kimmel Live sulla ABC.
Dunque pochi interventi nei network nazionali, nessuna intervista con grandi giornali, ma media molto seguiti da nicchie di elettori che possono essere cruciali. “Le campagne intelligenti non si limitano a una sola cosa, ma fanno tutto”, ha dichiarato Seth Schuster, portavoce della campagna di Harris. “La nostra campagna si presenta ovunque ci siano elettori”. L’essenziale soprattutto negli Stati in bilico è raggiungere gli indecisi o portare alle urne chi si disinteressa del voto.
È l’ultimo tratto di una campagna breve e faticosa per Harris, che finora aveva evitato di impegnarsi sul fronte mediatico delle interviste. Prima di salire sull’Air Force Two verso New York, ha risposto a una serie di domande dei cronisti fra l’altro attaccando Trump come “incredibilmente irresponsabile” per le falsità diffuse sulla risposta dell’amministrazione Biden all’uragano Helene, che ha ucciso oltre 220 persone in sei Stati del sud. Falsità che secondo la Casa Bianca hanno sconsigliato le persone dal chiedere aiuto alle autorità, a rischio della loro vita.
Nell’intervista a 60 Minutes, Harris ha difeso il suo programma economico dalle domande puntute di Bill Whitaker: come intende finanziare la costruzione di milioni di nuove case, gli sgravi fiscali per i neogenitori, i 25mila dollari di garanzia di caparra per chi compra una casa? La vicepresidente ha promesso di aumentare le imposte per i miliardari e le grandi corporations. Whitaker le ha chiesto come pensa di persuadere il Congresso (“viviamo nel mondo reale”); Harris ha insistito che ci sono parlamentari pronti ad ascoltarla.
Un’analisi del Comitato per il Bilancio Federale Responsabile (gruppo nonpartisan che auspica l’abbassamento del deficit) sostiene che le proposte economiche di Harris potrebbero aumentare il debito federale fino a 8,1 trilioni di dollari entro il 2035; ma quelle di Trump potrebbero farlo salire fino a 15,5 trilioni.
Riguardo a Israele, Harris non ha risposto alla domanda se considera Netanyahu uno stretto alleato. “La domanda vera è se c’è una solida alleanza fra il popolo americano e il popolo israeliano”, ha detto invece. “E la risposta è sì”.