Ieri, in occasione del primo anniversario dell’inizio del conflitto tra Hamas ed Israele, Donald Trump ha affermato di aver visitato Gaza in passato. Tuttavia, di questo viaggio non esistono tracce. Quando gli è stato chiesto di chiarire, un assistente della campagna elettorale ha detto che Gaza è “in Israele” e che il tycoon era stato in visita presso tale Stato.
Naturalmente, si tratta di una gaffe nella gaffe: la Striscia di Gaza non è parte di Israele e non lo è mai stata. Venne occupata dallo stato, oggi guidato da Netanyahu, dal 1967 al 2005. Dai registri, inoltre, non risulta che Trump sia mai stato a Gaza, né durante i suoi anni da presidente né in qualità di businessman. Nel 2017, quando era già alla Casa Bianca, Trump ha visitato Israele e si è recato in Cisgiordania, un territorio che dista circa 32km da Gaza, per un incontro con il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, a Betlemme.
Ieri, nel corso di un’intervista radiofonica, il giornalista conservatore Hugh Hewitt ha chiesto al tycoon: “Gaza potrebbe essere come Monaco se fosse ricostruita nel modo giusto? Qualcuno potrebbe trasformarla in qualcosa di cui tutto il popolo palestinese sarebbe orgoglioso, in cui vorrebbe vivere, in cui trarrebbe beneficio?”.
A tale quesito, The Donald ha risposto: “Gaza potrebbe essere meglio di Monaco. Ha la posizione migliore in Medio Oriente, l’acqua migliore, tutto il meglio. Lo dico da anni. Sono stato lì, ed è un posto difficile. Lo era già prima di tutti gli attacchi e prima del tira e molla che si è verificato negli ultimi due anni”.

Subito dopo, un portavoce della sua campagna elettorale, alla domanda su quando il leader MAGA avesse effettivamente visitato la striscia, ha ribadito: “Gaza è in Israele. Il presidente Trump è stato lì”. Naturalmente, il commento in questione ha suscitato diversi interrogativi su come il tycoon affronterà la questione mediorientale, qualora dovesse tornare alla Casa Bianca.
Trump ha fatto del sostegno a Israele un punto centrale della sua campagna elettorale nell’ultimo anno. I suoi sostenitori hanno lodato diverse decisioni politiche prese da lui come presidente, tra cui il trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, e gli storici accordi di Abraham, che hanno normalizzato le relazioni tra Israele e alcune nazioni arabe. Questi sforzi sono stati promossi dall’ex ambasciatore di The Donald in Israele, David M. Friedman, e dal genero Jared Kushner.
Al contempo, il leader MAGA ha affermato che tutti gli elettori ebrei degli USA dovrebbero votare per lui. “Non mi sostengono, ma dovrebbero farsi furbi”, ha affermato ieri il candidato del GOP, “Per Israele ed il popolo ebraico ho fatto più di chiunque altro. E non sono mai stato ricambiato”.