Un gruppo di ricercatori dell’Università degli studi di Padova e dell’Università degli studi di Milano ha scoperto che un piccolo invertebrato noto come Botrillo (Botryllus schlosseri) che vive nella laguna veneta, può indicare nuove frontiere nel campo della ricerca sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. Secondo gli autori dello studio pubblicato su Brain Communications, la ricerca ha l’obiettivo di portare allo sviluppo di terapie innovative, anche in tempi brevi.
Come si evince dallo studio, il Botrillo fornisce un punto di riferimento per l’osservazione dei meccanismi di degenerazione e rinnovamento cellulare, dal momento che il suo cervello invecchia ogni settimana e viene sostituito da un nuovo esemplare, attraverso modalità biologiche simili a quelle umane.
A questo proposito la ricercatrice Lucia Manni, co-autrice dello studio, spiega che “Il Botrillo è davvero speciale perché è un animale che forma colonie in cui ciclicamente gli animali adulti degenerano simultaneamente, subito sostituiti da nuovi individui. Questo ci dà la possibilità di studiare anche i meccanismi che possono proteggere i cervelli in formazione dalla neurodegenerazione. Inoltre – continua Manni – i neuroni di questo invertebrato sembrano degenerare a causa degli stessi meccanismi che si riscontrano nel cervello umano, come la formazione di placche di proteine tipica dell’Alzheimer”.
Anche Chiara Anselmi dell’Università di Padova e prima autrice dello studio insieme a Tommaso Bocci dell’Università di Milano sottolinea: “Molto significativo è il fatto che questo animale esprime un alto numero di geni che codificano per proteine coinvolte nelle malattie neurodegenerative umane”. “Il presente studio apre due importanti scenari”, prosegue Bocci. “Il primo è rivolto ad una migliore comprensione di ciò che accade, sin dalle prime fasi di malattia, nella neurodegenerazione umana. Il secondo, forse ancor più affascinante, è legato alla possibilità di investigare l’effetto di terapie neuroprotettive e non invasive, ovvero in grado di modificare il decorso della malattia sin dalle sue prime fasi”.