Ha ucciso oltre 220 persone – ma il bilancio potrebbe essere ben più pesante – devastando intere comunità attraverso la Florida, la Georgia, il South Carolina, il North Carolina, la Virginia e il Tennessee: Helene, che ha toccato terra in Florida la settimana scorsa come un urgano di categoria 4, è diventato il fenomeno atmosferico più letale negli Stati Uniti continentali dal 2005, cioè dall’uragano Katrina – quando il cedimento delle dighe uccise 1400 persone a New Orleans in Luisiana.

Helene ha distrutto anche lo storico Appalachian Trail, il “sentiero degli Appalachi”, un punto di riferimento lungo 2.200 miglia che attraversa la costa orientale e sud-est degli Stati Uniti. Il percorso attrae milioni di escursionisti ogni anno e offre un importante impulso economico a molte città lungo il tragitto.
Ma Helene non lo ha risparmiato : alberi sradicati, ponti distrutti e passaggi nella roccia spazzati via rendono ora inaccessibili ampie porzioni del sentiero. La Appalachian Trail Conservancy, che gestisce il percorso, ha segnalato danni significativi in molti dei 14 stati attraversati dal sentiero, causati da inondazioni, forti venti e tornado. Sandi Marra, presidente della Conservancy, ha descritto l’entità dei danni come “storica”, anche se non è ancora possibile valutare completamente l’estensione del disastro. Alcune zone sono talmente difficili da raggiungere che gli aiuti stanno arrivano a dorso di mulo, l’unico mezzo di trasporto che riesca a addentrarsi dove prima c’erano strade e ora ci sono percorsi stravolti con manto stradale distrutto da voragini, detriti, fango.

L’uragano è un evento drammatico collegabile alla crisi climatica ed è anche una emergenza umanitaria. Ci sono centinaia se non migliaia di storie tragiche di ricerca e sopravvivenza, gruppi Facebook con centinaia di foto dedicati alla ricerca di parenti e amici, e liste di dispersi: oltre un migliaio di persone manca all’appello, anche perché intere comunità sono ancora difficili da raggiungere.
Le autorità chiedono fiducia ai cittadini; la Casa Bianca denuncia una campagna di disinformazione messa in atto da “persone in cattiva fede e altri che vogliono seminare il caos a fini politici, e promuovono false notizie sugli sforzi dei soccorritori, inclusi i modi per accedere a risorse salvavita”. La Casa Bianca si è impegnata in uno sforzo “robusto che ha coinvolto tutto il governo”, dice il comunicato del direttore delle comunicazioni Ben LaBolt e del direttore della Strategia Digitale Christian Tom, secondo cui le fake news possono “scoraggiare la gente dal cercare assistenza vitale”.
Fra coloro che diffondo disinformazione c’è il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, con l’affermazione in campagna elettorale che i fondi per i disastri sarebbero deviati per usarli a favore dei migranti illegali negli Stati Uniti.
“Nessuna somma è stata deviata dai fondi per la risposta al disastro. Nessuna. Gli sforzi di soccorso sono finanziati tramite il Disaster Relief Fund, un fondo dedicato al soccorso per le emergenze” ha detto la Casa Bianca.