Niente più Crazy in Love o Summertime Sadness nelle pubblicità russe.
Centinaia di agenzie pubblicitarie e organizzatori di eventi in Russia hanno ricevuto nelle scorse settimane un elenco di artisti “proibiti” che mette sostanzialmente al bando le opere di 79 artisti – tra solisti, gruppi musicali, comici e star di TikTok.
Il documento, trapelato su Verstka, comprende divi locali come il presentatore Ivan Urgant (noto al pubblico italiano per i suoi omaggi al Belpaese) e i cantanti Max Korzh e Natalia Podolskaya, al fianco di artisti internazionali del calibro di Beyoncé, Lana Del Rey, Metallica, Florence and the Machine e Hozier. Le loro tracce non potranno essere utilizzate per campagne pubblicitarie o manifestazioni pubbliche di qualsiasi tipo.
Nel mirino dei censori sono finiti non solo i critici della guerra in Ucraina, ma persino taluni sostenitori del Cremlino la cui unica colpa è non essersi espressi a favore della “operazione speciale”. Un esempio emblematico è quello di Anya Pokrov, famosa tiktoker russa con oltre 18 milioni di follower. La giovane, dopo aver trascorso qualche mese a Los Angeles con un gruppo di influencer contrari alla guerra, è stata immediatamente inserita nella lista nera al suo ritorno in Russia – pur non essendosi mai sbilanciata politicamente di persona.
La scure governativa ha falcidiato anche artisti di fama filogovernativa come il rapper GeeGun – che in passato ha schernito chi è fuggito dalla mobilitazione – e Dino MC47 – che dal 2014 ha apertamente sostenuto l’annessione della Crimea e l’occupazione dell’Ucraina.
D’altra parte, tra i sei artisti recentemente eliminati dalla lista figura Misha Marvin, che inizialmente aveva preso le distanze dalla guerra, per poi rientrare in Russia dopo appena sei mesi di esilio – forse grazie a pressioni o accordi con potenti aziende mediatiche come il social network VK.
Per i più, tuttavia, non c’è via di scampo. Molti degli artisti inclusi nel nuovo elenco hanno già subito la cancellazione di concerti o collaborazioni, mentre altri si trovano davanti a un futuro incerto: meno contratti pubblicitari, meno inviti a talk show. E, in definitiva, meno libertà di espressione per tutti.