Un buon dibattito politico quello tra J. D. Vance e Tim Walz. I due “vice” si sono stretti cordialmente la mano sul palco prima di cominciare.
Non ci sono stati attacchi personali, non ci sono state frecciate velenose. I due candidati alla vicepresidenza hanno espresso posizioni opposte sull’emergenza migranti, sull’economia, così come per le trivellazioni petrolifere, le armi, il cambiamento climatico e la scelta delle donne per la maternità in uno scambio civile di opinioni.
Un confronto dialettico che ha visto Tim Walz in una situazione di vantaggio, anche se dialetticamente J. D. Vance è stato più abile, ma il “vice” di Trump si trovava nella difficile posizione di dover cercare di giustificare le grottesche affermazioni del suo compagno di cordata e, nello stesso tempo doveva dare risposte che non lo avrebbero irritato. Ha cercato di riscrivere i quattro anni della presidenza Trump, che si sono conclusi con una pandemia che ha messo in ginocchio il Paese, una recessione economica, un debito pubblico stratosferico. Ma lo ha detto con il sorrisino fotogenico. Con stile, facendo i salti mortali, ha cercato di sminuire le affermazioni dell’ex presidente sulle deportazioni in massa degli immigrati clandestini o il ruolo che Trump ha avuto nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio.
Nessuno dei due ha sferrato il colpo del KO, entrambi hanno seguito la regola d’oro del dibattito tra vicepresidenti: non fare del male al tuo compagno di corsa. Lo stile di Vance, più raffinato, anche se un po’ leccato e non molto sincero, si è scontrato con l’approccio schietto di Walz, che però a tratti è apparso incerto. Anche se l’incontro dei vice è sempre quello che conta di meno nella corsa presidenziale i due candidati hanno risposto a domande di politica estera, politica interna, cambiamenti climatici e immigrazione.
Walz ha attaccato Donald Trump, definendolo una “persona di quasi ottant’anni che parla del numero delle persone che prendono parte ai suoi comizi e che non è la persona giusta in questo momento”, mentre Vance ha accusato Kamala Harris di “aver lasciato mano libera ai cartelli messicani della droga”. Walz ha sottolineato la necessità di avere una “leadership calma”, come quella di Harris, per affrontare le crisi interne e internazionali, mentre il suo avversario ha sottolineato la leadership di Trump, “sotto il quale l’inflazione è diminuita e gli stipendi sono aumentati”.
Parlando del cambiamento climatico Walz ha detto che “Trump afferma che il riscaldamento globale è una bufala, ospita a Mar-a-Lago i petrolieri e dice loro “datemi i soldi per la campagna e vi farò fare quello che volete”.
Nei 107 minuti del dibattito Vance ha avuto il suo bel daffare per cercare di sostenere alcune delle affermazioni di Trump come quella sugli immigrati clandestini che sono un fattore significativo nell’aumento dei prezzi delle case e affermando che il taglio delle tasse effettuato da Trump è stato vantaggioso soprattutto per la classe media, quando gli americani con redditi più alti hanno visto il vantaggio più grande. Di rimando Tim Walz gli ha risposto che “Insegnanti e infermiere hanno pagato più tasse, mentre Trump non ha pagato niente negli ultimi quindici anni”.
Vance è stato più abile nell’eloquio, ma meno credibile. Walz, o “coach Walz” come lo chiamano per via del suo passato di allenatore di football alla High School, è più vero per i suoi modi diretti.
L’appuntamento c’è stato tre settimane dopo il confronto tra Trump e Harris. E’ stato ben orchestrato da Norah O’Donnell e Margaret Brennan, due brave giornaliste della CBS News.
Da capire ora se quello di questa sera è stato l’ultimo duello tv tra candidati. Kamala Harris nei giorni scorsi aveva ribadito l’invito a Trump a confrontarsi il 23 ottobre sulla Cnn, e l’ex presidente aveva rifiutato.
In molti Stati le operazioni di voto anticipato sono cominciate d alcuni giorni, mentre l’Election Day è in programma tra 5 settimane, il 5 novembre.