Israele continua a bombardare il Libano – un attacco sarebbe anche arrivato al centro della capitale Beirut – e nel sud del paese ha ucciso il comandante locale di Hamas, Fateh Sherif Abu el-Amin, morto assieme ad alcuni membri della sua famiglia: lo stesso gruppo palestinese ha dichiarato che è stato ucciso “a casa sua nel campo di Al-Bass nel sud del Libano”. Hamas è basato a Gaza – dove Israele lo combatte dal 7 ottobre scorso in una guerra che ha fatto oltre 40mila morti – ma è presente anche in Libano dove Israele da una settimana bombarda Hezbollah, il gruppo sciita filoiraniano, e dove venerdì ha ucciso il leader storico dell’organizzazione Hassan Nasrallah.
Un risultato per cui sono state necessarie centinaia di bombe – incluse, pare, munizioni da 2000 libbre made in USA – che hanno appiattito i palazzi sopra al complesso sotterraneo quartier generale di Hezbollah a Dahieh, sobborgo a sud di Beirut. Come ha fatto Israele? Nasrallah non si vedeva mai in pubblico, comunicava via discorsi trasmessi dalla tv Hezbollah, Al-Manar, era meticoloso e al limite della paranoia sulla sicurezza – a buona ragione. Lo Stato ebraico ha saputo che si sarebbe recato a un incontro della dirigenza di Hezbollah al quartier generale.
Secondo una fonte francese – lo riporta il quotidiano Le Parisien – responsabile della soffiata sarebbe stato addirittura qualcuno all’interno dell’Iran. Sarebbe clamoroso – il paese degli ayatollah supporta e finanzia sia Hezbollah che Hamas. I servizi segreti francesi però hanno eccellenti fonti in Libano, paese con lunghi legami storici con Parigi.
In ogni caso la penetrazione dell’intelligence israeliana nelle strutture di Hezbollah è stata profonda. Nasrallah e altri leader della leadership già decimata di Hezbollah si sono effettivamente incontrati, e l’ordine di bombardare il complesso per ucciderli è arrivato al momento giusto. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha autorizzato l’operazione da New York dove aveva appena tenuto un bellicoso discorso davanti all’Assemblea Generale dell’Onu.
Quanto trapela da Israele illustra che l’intelligence teneva d’occhio il complesso da un po’. Il comandante del 69esimo squadrone di caccia F-15I responsabile del bombardamento – i media israeliani lo citano solo come Colonnello M – ha dichiarato che i suoi piloti si preparavano “da giorni” anche se hanno avuto le coordinate dell’attacco solo poche ore prima. Gli aerei avevano munizioni abbastanza potenti da distruggere i palazzi e il complesso che si trovava sotto terra.
Un video pubblicato dall’IDF (Israeli Defense Forces) analizzato da esperti mostra che almeno uno degli otto caccia che si sono levati in volo portava bombe fabbricate negli Stati Uniti, Blu 109, proprio il tipo di bombe che l’amministrazione Biden non fornisce più a Israele da questa estate, per il timore che vengano usate nelle zone densamente popolate di Gaza. Secondo Israele, sono state sganciate nell’attacco bombe “ogni due secondi”. Secondo Justin Bronk, un esperto di aviazione citato dal Guardian, le munizioni erano guidate da missili con fusi penetranti progettati per esplodere dopo che il bersaglio è stato colpito.
Tre palazzi sono stati distrutti, altri due gravemente danneggiati. Le prime stime sul terreno fanno pensare che i morti potrebbero essere trecento, ma il conto ufficiale libanese parla di 11 vittime nei palazzi e 108 feriti. Israele dal canto suo afferma di aver ucciso oltre 20 membri di Hezbollah. Un attacco giustificato, ha detto – i militari parlano di “operazioni di eliminazione” – perché Hezbollah usava i civili come scudi umani: “Nasrallah ha costruito appositamente il quartier generale di Hezbollah sotto edifici residenziali”. E’ lo stesso argomento con cui Israele ha appiattito buona parte di Gaza.
Resta da capire perché Nasrallah abbia deciso di incontrare di persona quel che restava della leadership.
L’attacco di Israele contro Hezbollah è iniziato in grande stile due settimane fa facendo esplodere i cercapersone e i walkie talkie usati dai militanti – un’azione che ha ferito 1.500 persone e che è stata possibile proprio infiltrando l’organizzazione. Nasrallah preferiva i cercapersone ai telefoni perché temeva che Israele riuscisse a controllare gli smartphone. E’ probabile che vedersi di persona sia apparso l’unico modo per sfuggire al controllo di Israele. Non è bastato.
Dall’attacco dei cercapersone, l’escalation in Libano non si è fermata. Il piano orchestrato per distruggere Hezbollah chiaramente era in preparazione da lungo tempo.