Per le strade del Barrio de San Lucas, a Città del Messico, Claudia Sheinbaum, classe 1962, era per tutti la ragazza che leggeva avidamente testi di scienza e politica – mentre i suoi coetanei si perdevano nei racconti d’avventura e romanzi d’amore. Domani, toccherà a lei giurare come prima presidente al femminile del Messico, diventando una delle donne più influenti del pianeta.
Dovrà però fare i conti con un lascito ingombrante: quello del suo mentore politico, Andrés Manuel López Obrador, noto ai più con l’acronimo AMLO. Anche dopo la schiacciante vittoria elettorale di Sheinbaum, infatti, la politica messicana non ha smesso di essere dominata dalla figura carismatica del presidente uscente. Claudia lo ha accompagnato in numerose tappe del suo “tour d’addio”, dove folle entusiaste ancora gridano “Non andartene!”, mentre mostrano con fierezza dei pupazzi “amlito”, piccole caricature del leader.
Nella sua lunga passerella, AMLO ha continuato a consolidare il suo lascito, e persino a indicare i nomi di chi, secondo lui, dovrebbe far parte del nuovo governo. Quasi come se la vittoria di Sheinbaum fosse solo merito suo. “Il messaggio che López Obrador ha trasmesso fin dal primo momento della vittoria di Claudia è chiaro: il suo trionfo è un’estensione del suo,” osserva Humberto Beck, professore al Colegio de México, al Financial Times. “Non permetterà deviazioni.”
Il rapporto ambiguo e complesso con il suo predecessore è il nodo centrale che Sheinbaum dovrà sciogliere nei suoi primi mesi alla guida del Paese. Se da un lato l’ex sindaca della capitale ha dimostrato una fedeltà incondizionata al progetto politico di AMLO – sostenendo apertamente le sue riforme sociali e la centralità delle forze armate nella vita pubblica – dall’altro molti si interrogano su quale sarà realmente la direzione che vorrà imprimere al gigante centroamericano.
Sheinbaum, ex accademica di formazione scientifica, ha sempre agito con discrezione e pazienza in un mondo politico dominato da uomini, costruendo la sua carriera grazie a diplomazia e networking. Le sue conferenze stampa sono un riflesso del suo stile: brevi, precise, lontane dai discorsi fiume di AMLO, che spesso si perdevano in digressioni folcloristiche. Le risposte di Sheinbaum sono dirette, senza fronzoli.
Eppure, potrebbe non bastare a renderla autonoma agli occhi di chi, all’interno del suo stesso partito, Morena, è più leale a López Obrador che a lei. Molti analisti concordano sul fatto che qualunque tentativo di allontanarsi dalla linea di AMLO dovrà essere condotto con estrema cautela, come un gioco di scacchi.
Cresciuta in una famiglia di accademici di sinistra, Sheinbaum ha affiancato AMLO per oltre vent’anni, attraversando con lui tre campagne presidenziali e la costruzione del partito Morena. Da sindaca della capitale, dal 2018 al 2023, ha ottenuto risultati di segno opposto: se da una parte il tasso di omicidi è diminuito, dall’altra il numero di persone scomparse ha raggiunto livelli record. Ha promosso la mobilità elettrica, ma i progetti edilizi sono rallentati per via di una stretta sui permessi.
Il suo percorso politico, caratterizzato da una certa riservatezza, è spesso interpretato come un adattamento forzato a un mondo politico maschilista. “Non cerca i riflettori, è ambiziosa, ma strategica”, spiega Blanca Heredia, analista politica. Una discrezione che potrebbe rivelarsi cruciale nei prossimi mesi, quando sarà chiamata a affrontare pressioni interne ed esterne.
Le sfide davanti non sono facili: l’economia messicana sta rallentando nonostante la spesa pubblica elevata, e il Paese rischia di finire nella parte in rosso dei rating sull’opportunità d’investimento, interrompendo una striscia mantenuta dal 2000. La criminalità organizzata ha messo radici sempre più profonde, mentre il sistema elettrico, un settore che Sheinbaum conosce bene grazie al suo background di fisica energetica, rischia di collassare sotto il peso del cambiamento climatico.
La domanda che molti si pongono è se Sheinbaum riuscirà a mettere un proprio sigillo sul futuro del Messico o se sarà destinata a restare perennemente nell’ombra del suo mentore. Il suo primo vero banco di prova sarà la legge di bilancio di novembre, in cui dovrà dimostrare quanto realmente sia ingombrante l’ombra del suo padrino politico.